Don McLean, quello di "American pie" compie 80 anni oggi

La storia dell'epica canzone del cantautore americano

Don McLean, nato il 2 ottobre del 1945 a New Rochelle, nello stato di New York - compie 80 anni oggi, auguri! - si dedicò alla musica perché l'asma gli impediva di praticare attività sportive come tutti i suoi coetanei. I suoi artisti preferiti erano Frank Sinatra, Little Richard e Buddy Holly. A quindici anni, alla morte del padre, McLean decise che la musica sarebbe stata la sua professione. Al college e poi all'università suonava la chitarra e il banjo, ed ebbe l'occasione di condividere il palco con importanti nomi del folk come Pete Seeger e Josh White.

Nel 1968, lo State Council of Arts di New York lo nominò "Hudson River Troubadour", il che gli permise di suonare tre volte al giorno, per cinque giorni alla settimana, per sei settimane, nei luoghi bagnati dal fiume Hudson, guadagnando una certa notorietà.

Il suo primo album, "Tapestry", prodotto da Jerry Corbitt degli Youngbloods, fu pubblicato nel 1970 dall'etichetta Mediarts. Quando la United Artist acquisì l'etichetta, e il contratto di McLean, gli fece pubblicare un secondo album, intitolato "American Pie". La canzone acquistò visibilità radiofonica piuttosto lentamente, anche perché, essendo troppo lunga per essere contenuta su una sola facciata di un 45 giri, fu siddivisa sui due lati. Ma quando le radio cominciarono a trasmetterla per intero, a dispetto della durata - otto minuti e 42 secondi - il singolo cominciò a scalare le classifiche di vendita, entrando nella Top 100 di "Billboard" al numero 69 il 27 novembre del 1971. Sette settimane più tardi, a metà gennaio, cinquant'anni fa come oggi, arrivò al numero uno, dove rimase per quattro settimane.

 

Divenne allora la canzone più lunga ad essere stata al numero uno negli Stati Uniti; un record che le fu tolto solo nel 2021 da "All too well (Taylor's version)" di Taylor Swift.
"American pie", con il suo testo fitto di allusioni e simbolismi, è stata ampiamente analizzate e discussa; l'autore si rifiutò a lungo di fornire spiegazioni in merito ("E' una poesia, e le poesie non si spiegano"), finché, quando il manoscritto originale venne venduto, nel 2015, per un milione e duecentomila dollari, accettò di diffondere alcune note esplicative.
Quel che è sicuro, e che non è mai stato messo in dubbio, è che la frase "the day the music died" allude al 3 febbraio del 1959, il giorno in cui Buddy Holly, Richie Valens e Big Bopper trovarono una morte prematura a causa di un incidente aereo.

Il clamoroso successo di "American pie" oscurò il singolo successivo, "Vincent" (ne abbiamo scritto qui) che andò al numero 1 in Gran Bretagna ma non saì oltre la posizione numero 12 negli Stati Uniti.
McLean tornò nelle charts solo nel 1981, con una cover di "Crying" di Roy Orbison, che salì fino al quinto posto.

"American pie" è una canzone troppo particolare per essere oggetto di molte cover; oltre a quella live dei Mott the Hoople (come intro di "Golden age of rock'n'roll") 

si segnala solo quella - peraltro parziale perché troncata - di Madonna nel 2000.

Nel cinquantenario della pubblicazione dell'album, McLean ha reinterpretato la canzone (con alcuni aggiornamenti del testo) insieme al gruppo vocale country degli Home Free.

 

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