Elisa: la sostenibilità ambientale dei concerti è possibile

Il debutto a San Siro: la cantante racconta il lavoro per ridurre l’impatto e contro il negazionismo

“Mi muove un impegno civile. Nonostante ci sia del negazionismo, bisogna contrastare con fatti e dati concreti. Mi piacerebbe che quello che succede a questo concerto diventasse normale. È un problema sistemico. La sostenibilità costa, ma costa di meno se siamo in tanti”.
Elisa si esibirà il 18 giugno e salirà per la prima volta sul palco di San Siro: non è solo l’occasione per celebrare la carriera con uno show di tre ore, che partirà dagli esordi ad oggi, fino alla collaborazione con Cesare Cremonini (che sarà presente). Sarà anche e soprattutto l’occasione per fare di uno stadio il centro di un esperimento ambientale nel live italiano – che, nelle intenzioni di Elisa, può diventare un modello per altri artisti, promoter ed eventi.

Un palco alimentato da scarti

“Parlando di un concerto in uno stadio, l’impatto è maggiore. E quindi il primo passo è stato: come alimentiamo il palco?” racconta Elisa. La risposta è arrivata con il biofuel HVO, un carburante di seconda generazione prodotto da biomassa agricola e scarti, capace di ridurre del 70% le emissioni rispetto al gasolio. “Mi dicono che a San Siro non era mai successo prima. È un piccolo gesto, ma se diventa sistemico può cambiare molto”.

Non si tratta di una scelta simbolica. “Usare l’HVO costa di più, ma solo perché lo usano in pochi”, spiega il promoter Ferdinando Salzano (Friends & Partners), che parla di un impatto del 35% sul budget. “Se tutti lo usassimo, non sarebbe più un aggravio di spesa. Elisa ci ha contagiati tutti, nel senso migliore del termine: ha spinto la nostra azienda verso un percorso sostenibile concreto”.
Uno dei punti più critici dell’impatto ambientale è la mobilità: “Quando ci sono più di 50.000 persone che si muovono per un evento, i mezzi contano”, sottolinea Elisa. In collaborazione con il Comune di Milano e ATM, è stato potenziato il trasporto pubblico per l’evento. Allo stesso tempo, AMSA ha implementato la raccolta differenziata dentro e fuori lo stadio – “Un bellissimo esercizio di commissione tra pubblico e privato”, lo definisce il manager di Elisa, Max Brigante.
Per misurare con precisione l’impatto ambientale del concerto, saranno coinvolti l’Università di Genova e due aziende – Tetis e JustOnEarth – che utilizzeranno anche l’intelligenza artificiale. “Misurare ha un impatto per tutto quello che è l'avanzamento degli studi e il miglioramento di un protocollo da seguire”.

Plantasia: un bosco sonoro come eredità

Il progetto, racconta Elisa, non termina con il concerto: a pochi chilometri da San Siro, il terreno di un’ex cava in via Quarenghi diventerà un parco urbano grazie alla fito-bonifica: una tecnica che utilizza le piante per rigenerare i suoli. “Abbiamo avviato una raccolta fondi con il supporto di Fondazione Cariplo, che raddoppierà quanto verrà raccolto. Sarà un parco vero, con alberi che assorbiranno le tossine del terreno. Ma sarà anche un parco sonoro: diffonderà musica classica, perché le piante rispondono positivamente a certe frequenze. Lo chiameremo Plantasia”. Il nome, racconta Elisa, è un’idea di Andrea Rapaccini di Music Innovation Hub, che accompagna l’artista nei suoi progetti di sostenibilità sociale da anni: “Ci è sembrato perfetto: questo parco nasce proprio per restituire qualcosa alla terra e alla città”.

Elisa infatti non è nuova a questi temi: questo progetto nasce dall’esperienza del tour del 2022 che “ci ha fatto capire quale fosse la reale situazione della sostenibilità. È stato un tour esplorativo, per capire quali erano i problemi per capire la situazione”. Nello stesso anni anno in cui è diventata alleata ufficiale dell’ONU per la promozione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Ha partecipato alla COP di Dubai, diretto Heroes Festival di Music Innovation Hub, organizzato tour sostenibili e concerti dedicati all’ambiente. “Però parlare non basta più. Di fronte al negazionismo, anche istituzionale, bisogna rispondere con i fatti. Oggi è troppo facile cadere nella retorica”. Il progetto comprende anche la campagna “porta un indumento” in collaborazione con Vesti Solidale, al coinvolgimento delle realtà del territorio, fino alla Fondazione Lotus, da lei creata per sostenere l’ecologia profonda e un cambio di paradigma “dall’antropocentrismo all’ecocentrismo”.

L’obiettivo: smuovere le acque

Il concerto non vuole essere un unicum, ma un modello. “Mi piacerebbe che diventasse normale. E mi piacerebbe che quello che stiamo facendo servisse ad altri per iniziare”. Lo ribadisce anche Salzano: “Invieremo il documento di Plantasia a tutti i nostri colleghi. Non perché aderiscano a noi, ma perché aderiscano all’idea”.
Elisa non teme neanche le possibili accuse di “Greenwashing”, di un’iniziativa fatta più per comunicazione che per i reali risultati: “Non sono mai stata così serena come adesso, è stata fatto un lavoro serie, da grandi professionisti. Non sono solo tranquilla, sono felice”

“C’è un momento del concerto in cui mi sentirete in un discorso”, conclude, “in cui dirò queste parole: siamo acqua, siamo aria, siamo terra, siamo vento; noi siamo uno. Volevo concretizzare questa sostenibilità, non volevo che rimanesse una roba astratta. Soprattutto volevo che si capisse che ci riguarda, siamo noi. E questa è la nostra casa, è la nostra vita. Bisogna normalizzarla e renderla quotidiana. Sono certa che questa cosa smuoverà le acque anche tra i miei colleghi” 

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