Mark Knopfler e la difficoltà di collaborare con Bob Dylan

Secondo il chitarrista che ha prodotto “Infidels” è un immenso poeta ma poco abile con gli strumenti

Capita spesso che l’incontro con il proprio mito, spesso idealizzato, si tramuti in una delusione umana, ma quando questo mito si chiama Bob Dylan la delusione viene sempre compensata dalla sua bravura come autore e poeta.

"È abbastanza per far venire voglia di andare in pensione a chiunque scriva canzoni". Così ha sentenziato Mark Knopfler ricordando il non facile ruolo di produttore del disco “Infidels” di Bob Dylan, artista che il chitarrista ha sempre visto (e ancora vede) come un eroe.

"Sono stato fortemente influenzato da lui all'età di 14 o 15 anni", ha detto Knopfler al Direttore Dan Forte in un'intervista pubblicata sul numero di settembre 1984 di Guitar Player. "Ho ascoltato Bob Dylan fin dai tempi di 'Hard Rain'. Penso ancora che sia un grande e “Blood on the Tracks” è uno dei miei dischi preferiti".

Bob Dylan lo chiamò nel 1983 per produrre il disco che vedeva il ritorno di Mr Zimmerman alla musica secolare dopo tre album di canzoni ispirati dalla fede cristiana a cui si era avvicinato.

Non era la prima volta che i due incrociavano il loro percorso. Il chitarrista inglese aveva contribuito, suonando la chitarra, a “Slow Train Coming” del 1979, il primo disco della "trilogia cristiana". Knopfler fu chiamato per quanto dimostrato nell’omonimo album di debutto dei Dire Straits del 1978 contenente la hit "Sultans of Swing".

Al ruolo di produttore arrivò dopo che Dylan aveva “scartato” le ipotesi di affidarsi a David Bowie o Elvis Costello o Frank Zappa. Scelte che possono essere lette come la volontà di cambiare il suo approccio musicale e il suo suono. Tuttavia in quel momento Dylan cercava anche qualcuno più “fresco” e abile sulla tecnologia delle sale d’incisione.

Quando Knopfler arrivò agli studi Power Station di New York City, nell'aprile del 1983, trovò già quasi tutto “apparecchiato” e capì subito che non sarebbe stato lui a guidare le sessioni, ma a indirizzarle attraverso le volontà di Dylan.

All’inizio del lavoro quello che sarebbe poi diventato un premio Nobel aveva già scelto i membri della band. In particolare per la sezione ritmica ingaggiò il bassista Robbie Shakespeare e il batterista Sly Dunbar, un duo conosciuto come Sly & Robbie che aveva  prodotto anche artisti come Black Uhuru, Wailing Souls e Grace Jones.

Dylan aveva scelto anche l'ex chitarrista dei Rolling Stones Mick Taylor. I due si erano conosciuti l'estate precedente e il cantautore americano aveva già iniziato a “mostrargli” le sue nuove canzoni.

Knopfler oltre a suonare la chitarra affiancato da Taylor alla slide, ha coinvolto il tastierista Alan Clark e l'ingegnere Neil Dorfsman, con cui aveva già lavorato.

"Ho suggerito Billy Gibbons, ma non credo che Bob avesse sentito parlare degli ZZ Top", ha raccontato Knopfler nell’intervista dell’84 a Guitar Player. "Sarebbe stato fantastico farlo con Billy". Come Knopfler avrebbe presto scoperto, lavorare con il suo eroe fu tutt'altro che semplice. Lo confermano anche i ricordi dell’ingegner Dorfsman sulle sessioni. "Non voglio usare la parola sbagliata, ma Bob era anche un po' un agente provocatore, o addirittura un sabotatore", ha detto Dorfsman alla rivista Uncut. "Se le cose andavano troppo bene, secondo la definizione di qualcun altro, lui si sforzava consapevolmente di farle peggiorare".

Alla fine Knopfler era frustrato perché tutto stava andando diversamente da come aveva immaginato. "So che Mark era molto, molto infastidito dal fatto che le scelte dei brani fossero un po' dettate e si rivelassero diverse da come pensava avremmo fatto", ha detto Dorfsman. "Potevo sentire Mark sbuffare quando si rendeva conto che per questo disco il ruolo del produttore non era quello tradizionale. Sono sicuro che per Mark sia stato molto frustrante".

Knopfler non ha mai fatto mistero della sua insoddisfazione e lo ha ammesso nell’intervista con il direttore di Guitar Player che gli ha chiesto se fosse stato difficile produrre Dylan. "Sì. Nel ruolo di produttore hai a che fare con persone che lavorano in modi diversi, ed è un bene per te. Devi imparare ad adattarti al loro modo di lavorare". "A volte è stato strano con Bob. Una delle cose belle della produzione è che ti dimostra che devi essere flessibile. Ogni canzone ha il suo segreto, diverso da un'altra e ognuna ha la sua vita. A volte questo significato deve essere tirato fuori, mentre altre volte può arrivare velocemente. Non ci sono leggi sul songwriting o sulla produzione. Dipende da cosa stai facendo, non solo da con chi stai lavorando. Devi essere sensibile e flessibile, ed è divertente. Credo che Bob sia molto più disciplinato come scrittore di testi, come poeta. È un genio assoluto. Come cantante è un genio assoluto. Ma musicalmente, credo che sia molto più semplice. La musica tende a essere un veicolo per la poesia".

Knopfler di quell’album fu colpito in particolare dalla canzone "I and I" di cui trovava commovente i primi versi: "È passato così tanto tempo da quando una donna sconosciuta ha dormito nel mio letto / Guarda come dorme dolcemente, come devono essere liberi i suoi sogni / In un'altra vita deve aver posseduto il mondo o essere stata sposata fedelmente / A qualche re giusto che ha scritto salmi accanto a ruscelli illuminati dalla luna".

"Sentire i primi versi di 'I And I' è sufficiente a far venire voglia di ritirarsi a chiunque scriva canzoni", ha detto Knopfler nell’intervista. "È sbalorditivo. La capacità musicale di Bob è limitata, in termini di capacità di suonare una chitarra o un pianoforte", ha spiegato. "È rudimentale, ma non influisce sulla sua varietà, sul suo senso della melodia e sul suo modo di cantare. È tutto lì. In effetti, alcune delle cose che suona al pianoforte mentre canta sono deliziose, anche se rudimentali. Tutto ciò dimostra che non è necessario essere un grande tecnico.” "È la solita storia - ha concluso Knopfler. “Se qualcosa è suonato con l'anima, questo è ciò che conta. I miei dischi preferiti, in linea di massima, non sono delle realizzazioni tecniche meravigliose, con l'eccezione forse di gente come Chet Atkins. Ma in generale basta ascoltare un album di Howlin' Wolf. È semplicemente soul".

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