Il mistero dei Neoprimitivi

Il collettivo debutta con un album sorprendente, tra psichedelia rock e folk: il track-by-track

Debuttare con un “singolo” di 21 minuti, che in realtà è una jam di cinque canzoni, che inizia citando “Heroin” dei Velvet Underground e a un certo punto sfocia in “Roadrunner” dei Modern Lovers di Jonathan Richman. Benvenuti nel mondo dei Neoprimitivi, band-collettivo romano: sono in sette, “ma solo sei salgono sul palco”, e "quando gli chiedono che musica fanno, amano rispondere: krautrocksampler", recitano le poche righe di biografia che esistono su di loro, citando un altro nome di culto di decenni fa, Julian Cope.
In un’epoca in cui sappiamo tutto (troppo?) degli artisti, in cui praticamente li vediamo anche quando vanno in bagno, i Neoprimitivi giocano sul mistero, sul lasciar parlare la musica: “Orgia mistero” è il titolo del loro album di debutto, pubblicato da 42 Records, l’etichetta de I Cani, Colapesce e Dimartino, Cosmo, per intenderci.
Per non smentirsi, l’album si apre con “Sul Globo d’argento”, la suite di 21 minuti, e si chiude con “Natulrich”, un pezzo ambient di una decina di minuti. In mezzo, “Artificiali” - quella che assomiglia pià ad una canzone, tra i Timoria prog e i Primal Scream, in cui le intelligenze artificiali sono divinità - e “La teiera nera”, un folk popolato da gnomi che preparano tè avvelenati.
"Il sorprendente album d’esordio dei Neoprimitivi", si potrebbe dire parafrasando proprio  I Cani, ma sarebbe una definizione letterale e senza ironia: in un periodo in cui esce tanta, troppa musica, i Neoprimitivi sembrano arrivare dal nulla con una proposta totalmente diversa: la band esiste da un anno e si è fatta conoscere solo con una residency al Trenta Formiche di Roma. Giocano con il mistero, ma non rinunciano ad una grande cura dei dettagli e dell'immagine: la copertina sembra quella di un giallo Urania o di un film sci-fi degli anni ’70, le loro foto sembrano quelle di una band di quel periodo.  Ma soprattutto è la loro musica a convincere: “Orgia mistero” è un gran bel disco in cui perdersi.

Ce lo siamo fatti raccontare canzone per canzone direttamente dalla band: ecco il track by track di “Orgia mistero”

Sul Globo d’argento

La suite nasce come una sonorizzazione del film di Andrej Żuławski “Sul Globo d'argento” ed è divisa in 5 movimenti: l'apertura “2067”, ispirata alla psichedelia ariosa dei Velvet Underground, ma con le voci prese in prestito dalla beat generation italiana.
Con un crescendo noise ci catapultiamo nella seconda parte, “Do it again”, un omaggio a Jonathan Richman e ai The Modern Lovers, che si trasforma poi in una cavalcata collettiva dal sapore kraut dato dal Motorik beat che ci sostiene.
Dopo l'atterraggio (“Arrival on the planet”) ci addentriamo in nuovi territori - all'inizio oscuri e spaventosi - che si diradano su “Ralph und Florian”, che implode in un crescendo di chitarra e che trascina la suite verso il suo finale “Scolopendra”, una jam dal ritmo esotico e caotico.

Artificiali

È un pezzo ispirato dalla psichedelia folk e dalle sonorità Madchester di Primal Scream e Stone Roses, in cui abbiamo provato a fare uscire la nostra voglia di fare ballare.
Nel testo ci rivolgiamo all’intelligenza artificiale come se fosse Dio.

La teiera nera

In questa canzone bifocale abbiamo cercato di evocare gli scenari fantasy e le atmosfere sopra le righe presenti nel tanto amato ed odiato progressive inglese, in particolare la scena di Canterbury.
Ancora più nel particolare volevamo omaggiare i Gong.
Il pezzo nasce anche dalla volontà di spezzare il tono serioso e un po’ aulico del disco, per creare qualcosa dal tono più divertente e spensierato, usando comunque le stesse tecniche di sintesi e rielaborazione a noi care.

Natulrich

Il pezzo più libero e sperimentale del disco, in cui abbiamo espresso  la nostra essenza massimalista, miscelata in una jam esotica ed esoterica.
I droni costruiti da Flavio ed Eugenio (Acrartep) sono una grande tela nera su cui abbiamo viaggiato come stelle in mezzo a un cielo tempestoso.

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