Jimi Hendrix: “I Pink Floyd sono il futuro del rock”

Così pensava a settembre 1970 durante il suo soggiorno inglese.

Quando Jimi Hendrix nel 1966 arrivò in Gran Bretagna la scena musicale d’Oltremanica non conosceva un pari talento. Lo stile e il suo uso della chitarra impressionarono Eric Clapton e influenzarono la carriera e le modalità esecutive di Jeff Beck. 

Tuttavia, mentre le sue capacità stupivano i suoi coetanei britannici (e non solo), Hendrix cercava altrove i suoi stimoli. "Ho pensato che forse l'Inghilterra non mi volesse più. Pensavo davvero di aver chiuso del tutto" Ma sono le dichiarazioni rilasciate a Roy Hollingworth della rivista inglese Melody Maker contenute in un’intervista apparsa sul numero del 5 settembre 1970 a offrire un'idea di ciò che impressionava Jimi che a sua volta con la sua musica colpiva tutti gli altri.

Alla domanda su come avrebbe suonato la sua nuova musica, Hendrix ammise di non saperlo. Ma offrì la sua visione di come la prossima fase di sviluppo del rock avrebbe preso forma e, cosa più interessante, di chi l'avrebbe fatta.

"Alla gente piace che tu gli faccia perdere la testa", dice, "e noi gli offriremo la possibilità che questo succeda, e mentre la perderà, ci sarà qualcosa che riempirà il vuoto. Sarà una forma di musica completa. Sarà una musica molto drogata. Potrebbe essere qualcosa di simile a quello che stanno affrontando i Pink Floyd. Loro non lo sanno, ma persone come i Pink Floyd sono gli scienziati pazzi di questi tempi".

All'epoca dell'intervista, i Pink Floyd si erano affermati sulla scena della musica prog dopo la partenza di Syd Barrett e l'arrivo del chitarrista David Gilmour. Il gruppo aveva pubblicato due album con Gilmour - “More” (la colonna sonora) e “Ummagumma” (un doppio con live e inediti) entrambi del 1969 - ed era a un mese dall'uscita di “Atom Heart Mother”, il primo album del gruppo a raggiungere il numero uno nel Regno Unito e la posizione numero 55 negli Stati Uniti, il più alto piazzamento in classifica dei Pink Floyd all'epoca. 

Sorprende solo in parte che Hendrix fosse in sintonia con i Pink Floyd. Il fattor comune tra il chitarrista americano e la band inglese è che entrambi sono stati innovatori rivoluzionari, anche se gli approcci musicali di Jimi e Gilmour non potrebbero essere più diversi. Hendrix portò il blues dei suoi predecessori a nuove vette, spianando infine la strada a futuri talenti generazionali come Eddie Van Halen, ma anche Stevie Ray Vaughan, tutti ispirati dalle sue abilità tecniche e una evidente velocità esecutiva.

Jimi Hendrix però non potrà mai ascoltare l’album in uscita dei Pink Floyd e nemmeno vedere gli sviluppi della loro carriera. 13 giorni dopo la pubblicazione dell’intervista su Melody Maker, Il 18 settembre 1970, venne trovato morto nel suo appartamento londinese.

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