Moe Tucker: "Heroin"? Su disco è un mucchio di immondizia"

La batterista dei Velvet Underground ha parlato così del brano icona della band

"Heroin", dal primo glorioso album dei Velvet Underground del 1967, quello con la celeberrima banana in copertina (leggi qui la recensione), è uno dei tipici classiconi del rock - e non solo. Uno di quei brani universali, che tutti praticamente conoscono e hanno assimilato a dispetto di età, barriere generazionali e trascorrere del tempo. Insomma, una vera icona. E' interessante scoprire, però, che proprio uno degli artefici del suo sound e della sua realizzazione, ovvero la batterista della band newyorkese Moe Tucker (che oggi compie 80 anni), è tutt'altro che soddisfatta e contenta di "Heroin". Anzi, la odia proprio e la disprezza.

Lo si scopre rispolverando dagli archivi il numero 4 della pubblicazione "What Goes On", oragno uficiale della Velvet Underground Appreciation Society e fondato a metà anni Settanta. In pratica era una sorta di rivista/fanzine a periodicità irregolare destinata ai fan della band.

Il numero di cui si diceva uscì nel 1990 e conteneva una lunga intervista a Moe Tucker, in cui a proposito di "Heroin" si legge: "Ero felicissima di fare un disco [...]. Ma la produzione non mi piaceva. Allora non ci facevo troppo caso come ora [...]. “Heroin” è un disastro. Avevamo inciso il disco in otto ore di studio e il produttore era... Andy Warhol (ride). Nessuno di noi sapeva quello che stava facendo, e lui nemmeno, come puoi sentire dal disco. Quando la MGM lo comprò e decise di pubblicarlo ci spedì per tre ore in studio, in California, per tentare di sistemare 10 pezzi. In tre ore non combini nulla. Riuscimmo a lavorare su “Heroin”, ne sono abbastanza sicura, “Waiting for the Man” e forse un altro paio. [...] Tutto di fretta. “Heroin” mi fa davvero arrabbiare. E' un pezzo così bello, ricordo che avevo i brividi ogni volta che la suonavamo, poi la sento nel disco e mi deprime. Penso a chi la sente e non ci ha mai visto farla dal vivo. E pensa: "Tutto qui?". Su disco è un mucchio di immondizia. Per registrarla gli altri si collegarono direttamente al mixer. Non hanno usato i loro amplificatori col volume al massimo e io non sentivo niente. [...] A un certo punto mi sono fermata. [...] E loro hanno continuato ed è la take che abbiamo poi usato (ride)."

 

 

 

 

 

 

 

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