Il disco, racconta, avrebbe voluto intitolarlo “Burnout”, così come viene definita la depressione da esaurimento delle proprie enrgie psicofisiche. Alla fine Bartolini ha scelto “Tilt”: “Questo album ha il suono di un disturbo da stress post-traumatico. Sono riuscito a compressare in dodici canzoni l’ultimo anno e mezzo della mia vita”, dice. Oggi il cantautore calabrese, classe 1995, che quando nel 2019 fece uscire l’Ep d’esordio “BRT Vol. 1” fu investito dai seguaci del circuito indie pop del titolo di “next big thing” della scena, futura promessa pronta a riempire i palasport e a sbancare sulle piattaforme di streaming, li racconta con distacco e ironia. Ma i mesi che si è appena lasciato alle spalle sono stati “i più neri”: “Ho avuto un esaurimento, legato ai dubbi che avevo sul mio percorso artistico. Molte volte ho pensato: non ce la faccio, non so se ci sto dentro. Ho vissuto dei momenti molto pesanti, chiuso per giorni, a volte anche settimane, dentro casa, da solo”.
Le pressioni hanno giocato un ruolo fondamentale. Chiamato a consacrarsi dopo le esperienze di questi anni, dall’apertura di alcuni concerti dell’“Evergreen tour” di Calcutta al tour dello scorso anno con Lil Kvneki degli Psicologi, passando per l’album d’esordio del 2020 “Penisola” e la partecipazione alla colonna sonora della serie Netflix “Summertime” con le sue “Mon amour” e “Controvento”, Giuseppe Bartolini - questo il vero nome del cantautore - si è ritrovato in mezzo alle sabbie mobili: “La discografia oggi pretende troppo dagli artisti. Io ho la fortuna con Carosello (che pubblica il disco, ndr) di fare quello che mi pare, di prendermi i miei tempi. Non è scontato. Parlo però del sistema: va tutto troppo velocemente e questi ritmi finiscono per consumare gli artisti, per saturare tutto”, riflette.
Il recente annuncio fatto da Sangiovanni, che gioca in un campionato diverso rispetto a Bartolini, il pop mainstream nato e cresciuto in tv, ha sdoganato definitivamente il tema della salute mentale degli artisti: “Non riesco più a fingere che vada tutto bene e che sia felice di quello che sto facendo. A volte bisogna avere il coraggio di fermarsi e sono qui per condividere con voi che ho deciso di farlo”, ha scritto sui social la voce di “Farfalle”, rimandando l’uscita del suo album “Privacy” e il concerto al Forum di Assago originariamente in programma il 5 ottobre. “Mi ha fatto strano quel suo annuncio. Ho capito che anche se giochiamo in due campionati diversi, siamo tutti sulla stessa barca. Tra l’altro, non oso immaginare il carico di stress che si prova a quei livelli. Le pressioni finiscono per schiacciarti, se non trovi il modo per reagire”, dice Bartolini. Lui l’ha fatto attraverso la musica: “Il tour dello scorso anno mi ha aiutato. Stare in giro a fare concerti, condividere quell’esperienza insieme agli amici, mi ha curato. Così ho ripreso a scrivere”.
Nei dodici brani di “Tilt” Bartolini svela un lato nuovo di sé, più adulto e maturo, ma anche spensierato, giocoso, verace e legato indissolubilmente alle influenze dell’alternative rock che lo hanno formato musicalmente durante la sua adolescenza: “Ho lavorato con produttori diversi, Fabio Grande e Piero Paroletti, in arte Goldenyears. Ho cercato di fare un mix di tutto ciò che sono e che ascolto: da Mac Miller ai Red Hot Chili Peppers, dai Dress a Dominic Fike. E per la prima volta c’è anche il mio zampino nella produzione. Molti pezzi sono rimasti fedeli alla versione casalinga, come ‘Non odiarmi’. Non li abbiamo snaturati più di tanto. Mi sono messo alla prova anche sotto quel punto di vista”.