Si intitola "Sei nell'anima", come la sua canzone del 2006, una delle più note del repertorio. Ma è un disco di inediti: il primo in 5 anni, da "La differenza". Gianna Nannini è tornata: a maggio arriverà su Netflix pure un bio-pic sulla sua vita, che porta lo stesso titolo, basato su "Cazzi miei", autobiografia del 2016 che verrà ripubblicata a breve con il titolo "Sei nell’anima (Cazzi miei)". Tutto si allinea all'anima, nel mondo della cantante senese: l'ispirazione del disco è, letteralmente, il soul, tutto nasce dall'adattamento di un brano di Etta James, "I’d rather go blind", tradotta in italiano assieme a Pacifico come "Il buio nei miei occhi". Poi arriverà anche un tour, che parte il 24 novembre dall’Arena di Ginevra, per arrivare in Italia a dicembre.
Il tuo nuovo disco di inediti si intitola come una tua canzone classica. Come mai?
Appunto perché poteva raccogliere in questo titolo dodici canzoni nuove dallo spirito soul. Come lo dici in italiano? Anima. "Sei nell'anima".
Che relazione ha questo disco con il film, che uscirà a maggio e con la riedizione di “Cazzi miei”, la tua biografia e con il live? “Sei nell’anima" include tutto questo?
È un titolo che si rincorre attraverso questo progetto che poi si concluderà con la tournée live, che faccio da novembre in Europa. È un po' un evento che è nato per circostanze non immediate ma si sono incontrati i progetti quindi ha in comune il titolo con tutti i progetti. Diciamo che è un modo per migliorare la razza umana.
Hai definito questo disco un “romanzo soul”. Ci puoi spiegare cosa intendi?
La musica afroamericana è un tipo di musica che mi ha sempre appassionato: sono a conoscenza di tanti pezzi che volevo inizialmente tradurre in italiano. Ho fatto un po' di pratica facendo i testi in italiano su brani di Janis Joplin, su uno di Etta James che è anche nel disco, per vedere quanto la lingua italiana è accattivante in questo sound. Era bellissimo, quindi mi sono buttata a pesce. Lavorando con degli autori più adatti a questo stile di musica ho ricavato questo disco.
Il disco si apre con il rock di "1983", in cui canti di "Essere nata senza genere". Per te quello fu il periodo dell'arrivo del grande successo, l'anno dopo uscì "Fotoromanza"...
Quell'anno è stato molto difficile. Io dico sempre: sono nata nel 1983, è vero, se non ci credi peggio per te.
Come hai scelto la cover del brano di Etta James e come avete affrontato la traduzione tu e Pacifico?
È nato da un esperimento che mi è venuto così bene che mi ha portato a scrivere nuove canzoni su questo stile, comunque sempre con lo spirito rock che mi accompagna. Tutto molto più minimalista, un suono disegnato attorno agli archi, all’orchestra e alla voce. La contaminazione deve sempre arrivare perché la musica folk va contaminata. Io mi sento una contaminatrice delle musica.
Lavori con artisti e autori della nuova scena, ma il panorama attuale è cambiato rispetto a quello in cui hai iniziato. Quali sono i pregi e i difetti di questa era dello streaming per un'artista come te?
A me piace. Uno scarica una cosa come una volta c'era il juke box, ora fai prima. L'era digitale ha cambiato la percezione del suono, questo sì. Chi è nato con quella digitale non può sentire come era la musica prima. Anche mia figlia ha subito iniziato ad usare gli auricolari, io non l'ho mai sentita la musica così.
La tua cover di "Amandoti" è stata determinante nel rendere popolare quella canzone: cosa ne pensi del ritorno dei CCCP?
Bello! Anche loro vengono dalla tradizione popolare, queste canzoni vengono dal folk, sono come stornelli di campagna, alle volte. È importante recuperare questo percorso fatto con la tradizione orale e trasportarla in una musica pop, rock. Chiamatela come vi pare…
Che tipo di show hai in mente per questo album quando andrai in Europa?
Non sono per gli show con i fronzoli: per me la musica è stare con la musica. Questo disco sta con la musica, quindi dal vivo staremo con la musica e staremo nell'anima.