Nella quasi totalità delle band a scrivere le canzoni è una persona, oppure una coppia. Nei Queen non era così. Nei Queen tutti e quattro i componenti del gruppo portavano il loro mattoncino per la causa comune e non si può dire che la cosa non abbia funzionato. Certo è che nell'immaginario collettivo colui che più di tutti colpiva era senza alcun dubbio Freddie Mercury.
Il cantante dei Queen scomparso nel novembre del 1991 all'età di 45 anni era uno straordinario cantante e performer, ma anche un grandissimo autore di canzoni, come ha ricordato in una intervista concessa a Classic Rock nel 2011 il batterista della band Roger Taylor. "Tutti si concentrano su gli altri aspetti: l'esibizione, l'ambiguità sessuale, la presenza scenica, la voce... Non mi ha mai frustrato questa cosa, perché sono semplicemente contento che venga ricordato. Ma è quando vai in profondità che comprendi per davvero la sua musicalità. In realtà, al fondo di tutto, era davvero un geniale songwriter. Semplicemente incredibile. Le sue liriche sono migliorate rapidamente. Alcuni testi erano molto espliciti. “Don't Stop Me Now” ne è un buon esempio. Si divertiva. Alcuni testi che abbiamo scritto insieme, come “I'm Going Slightly Mad”, erano divertenti. Ci divertivamo a inventare cose stupide con tutte quelle frasi ridicole. Direi che la musicalità di Freddie era la cosa più intelligente di tutte, le note e la struttura armonica erano piuttosto geniali. Quando scrisse “The Fairy Feller's Master-Stroke”, nel secondo album, ho pensato: 'Maledizione, è una cosa complicata'. Poi c’è “The March Of The Black Queen”, che è quasi prog-rock, così scandalosamente complicata che non riesco nemmeno a ricordarmi l’arrangiamento. Quando scrivi canzoni così complesse, devi lavorarci duro, e questo ha comportato un sacco di grattacapi. Ma poi se ne è uscito con una “Killer Queen” o con un sacco di robe semplici come “Crazy Little Thing”. L'ho sempre chiamato 'l'uomo che ha inventato se stesso'. Penso che il talento fosse innato, ma ha scavato nel profondo di se stesso e lo ha costretto ad uscire. La sua determinazione era davvero notevole."
A parlare delle grandi capacità compositive di Freddie Mercury è stato anche il chitarrista dei Queen Brian May : "Nei Queen c'era un'enorme competizione nella scrittura delle canzoni, non c'è dubbio. È stato un fattore importante per spingerci avanti. Eravamo molto consapevoli che dovevamo entrare in noi stessi per tenere il passo. Occasionalmente Freddie scriveva velocemente, ma la maggior parte delle volte tornava a casa e progettava e progettava, poi tornava con cose scritte su un blocco di fogli di suo padre e passava il tempo a sviluppare idee. Ma ci sono state delle eccezioni, in cui riusciva a scrivere la canzone in fretta. Freddie usava principalmente il piano per scrivere canzoni, ma c'erano momenti in cui aveva l'ispirazione quando non era vicino al suo strumento. Una delle ultime canzoni che scrisse, “A Winter's Tale”, la scrisse semplicemente stando seduto a guardare le montagne dall'altra sponda del Lago di Ginevra. Ovviamente sentiva tutto nella sua testa, anche se non aveva nessuno strumento lì con sé. Ricordo che entrò in studio e disse: 'Ho questa idea... datemi solo qualche minuto'. Poi la portò in vita. È un brano bellissimo. Un'altra delle mie preferite è “The Miracle”, che ha un'incredibile leggerezza. Direi che la mia canzone preferita di Freddie da suonare è ancora “We Are The Champions”. Non so quante volte l'ho suonata, ma ti tira sempre fuori qualcosa. È una di quelle canzoni in cui, anche se il vento soffia nella direzione sbagliata, suona comunque bene."