Robert Plant: un live senza spazio per i fantasmi del passato

Con Saving Grace la voce dei Led Zeppelin si butta nel folk dando poco spazio al vecchio repertorio

Da tempo Robert Plant ha abbandonato per strada il fardello dei Led Zeppelin e percorre sentieri diversi (una volta nuovi) e quando l’attuale tragitto incrocia le strade del passato queste vengono percorse su un lato diverso, con una marcia differente e soprattutto con altri giri motore.

Saving Grace la band

Di tutto questo ancora una volta il 75enne cantante inglese ne ha dato dimostrazione con questo progetto dal titolo “Saving Grace” realizzato con il featuring della cantante Suzi Dian (che suona pure il basso e la fisarmonica) e il supporto strumentale di Oli Jefferson (batteria e percussioni), Tony Kelsey (mandolino, baritono e chitarre acustiche ed elettriche), e Matt Worley (banjo, chitarre acustiche elettriche e baritono, cuatro). Con questa formazione Plant è arrivato in Italia per sette date a cavallo tra agosto e settembre. Questo il calendario

26 agosto Arena Alpe Adria Lignano
28 agosto Sferisterio Macerata
30 agosto Teatro Antico Taormina
1° settembre Locus Festival Bari
3 settembre Teatro Romano Ostia Antica
5 settembre Teatro Arcimboldi Milano
6 settembre Piazza Dei Signori Vicenza In Festival

Folk e pochi Led Zeppelin

Il progetto “Saving Grace”, che è nato nel 2019 ed è stato rodato in piccoli locali nel Regno Unito, affonda la sua ragion d’essere nel folk ma non disdegna altro, pescando nella black music e aggiungendo una spruzzata di Led Zeppelin, ma non quelli di “Whole Lotta Love” o di “Stairway To Heaven” ma di “Friends”, “Rain Song”, “Four Sticks” o ancora quelli che si tuffano nel folk con “Gallows Pole”. Qua e là Robert butta anche qualche altra citazione della sua vecchia band, ma il resto dei 18 brani in scaletta sono tutte cover (o auto cover), molte direttamente dalla tradizione folk, altre di chiara ispirazione folk. Si tratta di brani di Leon Russell, Low, Moby Grape, Los Lobos, Richard & Linda Thompson e altri.

Non solo folk

Ma il folk non è l’unico elemento stilistico, diventa una sorta di porta girevole con cui entrare ed uscire da mondi sonori e stilistici diversi. C’è una spruzzata di blues, un tuffo nel folk rock, momenti di grande intimità, finestre che si aprono sul rock, un accenno mediterraneo/arabeggiante. Una varietà che arricchisce il tutto senza renderlo caotico ma seguendo una linea artistica ben precisa, segnata dal suono, dalla strumentazione e dagli arrangiamenti.

Tutto è sempre molto intimo, pacato, anche se non manca qualche sferzata più rock (soprattutto nel mondo Zep). L’elemento dominante è l’eleganza, la bellezza, la cura sonora e formale dei brani che tuttavia non diventano mai stucchevoli o patinati. Il gruppo supporta al meglio le doti vocali di Plant che a sua volta spazia allontanandosi dal registro storico che lo contraddistingueva nel Led Zeppelin e che proprio su quei brani (con qualche aiutino e artifizio tecnologico) torna a farsi sentire.

La voce è ok

Tanti sono gli anni di scena di Robert Plant ma la sua voce sembra risentire poco del passare del tempo, si è modificata, il repertorio è diverso e chiede qualcosa d’altro ma la voce non si rompe e regge bene la scena pure nei momenti di maggior performance. Anche il suo stare sul palco è inevitabilmente differente. Niente più torso nudo, niente più esuberanze giovanili ora sul palco con lui sale il carisma, la sua storia. Restano nel backstage la nostalgia e il fantasma del passato che la voce di “Black Dog” o “Dazed and Confused” sembra aver esorcizzato definitivamente. Ora forse il vero legame con il passato sono i suoi capelli, ancora folti e riccioluti, anche se non più fulvi come in gioventù. Lui è una star eppure sul palco lascia spazio (anche defilandosi fisicamente) ai suoi compagni di avventura, si “inchina” idealmente alla bravura della sua compagna di avventure Suzi Dian e ai suoi superbi musicisti. Sembra quasi intimorito e perplesso dall’esultanza e affetto che il pubblico dimostra per lui.

Il ricordo di Milano

Nella ora e mezzo del concerto di Milano c’è tempo e spazio per i suoi ricordi da bambino, delle sue scoperte musicali giovanili ma anche un cenno, con un po’ di sarcasmo e ironia, agli incidenti e la guerriglia del luglio 1971 al Velodromo Vigorelli nel capoluogo lombardo in occasione del loro concerto in città.

Alla fine tutti a letto con l’augurio di una buonanotte che i cinque protagonisti cantano insieme a cappella tra gli applausi del pubblico.

Ecco perché piace

Eleganza, qualità della performance (anche se non nuovissima rispetto alle ultime esibizioni di Plant), una buona scaletta, ricordo non nostalgico del passato, grande rispetto per l’artista (accolto da subito con una standing ovation che si sono ripetute in altre occasioni - immancabili sul repertorio Zep - sino a quella prolungata finale) sono gli elementi vincenti che l’ex Led Zeppelin porta sul palco convincendo il pubblico... con la consapevolezza di vincere facile.

Scaletta

Gospel Plow (Traditional)
The Cuckoo (Traditional)
Let The Four Winds Blow (Robert Palnt and the Strange Sensation)
Friends (Led Zeppelin)
Out in the Woods (Leon Russell)
Too Far From You (Nashville Cast)
Satan, Your Kingdom Must Come Down (Traditional)
Everybody’s Song (Low)
It’ a Beautiful Day Today (Moby Grape)
The Rain Song (Led Zeppelin)
As I Roved
Chevrolet (Lonnie Young, Ed Young, & Lonnie Young Jr)
Down to the Sea (Robert Plant)
Four Sticks (Led Zeppelin)
Angel Dance (Los Lobos)

Bis
House Of Cards (Richard & Linda Thompson)
Gallows Pole (Traditional Led Zeppelin)
And We Bid You Goodnight (Traditional)

 

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