“Questa è la nostra ultima canzone. No, no, scherziamo. È che l’altra sera siamo andati a un concerto dei Foo Fighters. Avete presente, no? La band di Dave Grohl. Ecco, prima di ogni canzone diceva: ‘Questa è la nostra ultima canzone’. E la gente urlava: ‘Nooo!’. Allora abbiamo pensato di fare la stessa cosa”, scherza Domi dietro alla tastiera prima di attaccare il quarto pezzo della scaletta, facendo sorridere il pubblico. La platea si scioglie finalmente in un applauso: “Ma allora sono umani: parlano anche”, deve aver pensato qualcuno, sotto il palco. Sì, Domi & JD Beck sono umani, anche se non si direbbe: sul palco i due musicisti sembrano robot infallibili, un tutt’uno con i rispettivi strumenti, che padroneggiano come se fossero in effetti una prosecuzione del loro corpo. A poco a poco quella naturale tensione che sembrava serpeggiare tra le fine di sedie nel giardino della Casa del Jazz di Roma, legata più che altro alla curiosità degli spettatori di vedere finalmente in azione su un palco il duo che in questi ultimi mesi ha conquistato la critica internazionale e gli addetti ai lavori, spingendo qualcuno a parlare dell’album d’esordio “Not tight” come di una ventata d’aria fresca non solo per il jazz ma per il mondo della musica in generale, svanisce. Lasciando spazio al puro godimento. Questa sera saranno in cartellone a La Prima Estate: apriranno per gli headliner Alt-J, insieme a Chet Faker, al Parco Bussola Domani di Lido Di Camaiore.
“Grazie per essere venuti: è la nostra prima volta a Roma e in Italia”, dice JD Beck, accovacciato dietro il suo set di batteria, prima di chiedere ai tecnici di spegnere i fari che attirano sul palco moscerini e zanzare. “Non abbiamo mai una scaletta: ci lasciamo guidare dall’istinto”, aggiunge Domi, anticipando il mood del concerto, un flusso di musica che vede i due musicisti eseguire dal vivo, praticamente senza soluzione di continuità, i brani contenuti nell’album d’esordio - che gli è valso due candidature agli ultimi Grammy Awards, come Miglior nuovo artista e come Miglior album strumentale contemporaneo - uscito l’estate scorsa per la leggendaria e prestigiosa Blue Note Records, la stessa etichetta per la quale hanno inciso negli anni Thelonious Monk, John Coltrane, Miles Davis e altri colossi del jazz. I nomi della tastierista Domitille Degalle e del percussionista James Dennis Beck, 23 e 20 anni, sono da mesi sulla bocca di addetti ai lavori e appassionati e ascoltandoli - e guardandoli - dal vivo sul palco allestito nello spazio esterno del club romano, che ieri sera ha ospitato il primo show italiano del duo, si capisce subito perché: sono in due, ma hanno il suono di una band. Un talento fuori dal comune. E un carisma e una personalità tali da riempire il palco.
“Whatup”, “Madvillainy”, “Two shrimps”: l’affiatamento è palpabile. D’altronde suonano insieme praticamente da sempre, se si considera che quando hanno iniziato a fare musica spalla a spalla, nel 2018, Domitille e James Dennis avevano rispettivamente 18 e 15 anni. La collaborazione tra i due è nata in modo casuale e bizzarro: si sono conosciuti ad una fiera americana di prodotti musicali, il Namm, che si svolge ogni anno ad Anaheim, in California. In quel periodo Domitille, classe 2000, studiava musica al prestigiosissimo Berklee College of Music, arrivata negli Usa dal Conservatorio di Parigi dopo aver vinto una borsa di studio. James Dennis, invece, suonava in alcuni complessi della natia Dallas. Bastò una jam, improvvisata, per far nascere in loro la voglia di continuare a suonare insieme. “‘Not tight’ è il primo pezzo che abbiamo scritto insieme, quindi in teoria dovrebbe fare schifo. È anche il pezzo che ha dato il titolo al nostro primo e unico album, finora. Era il 2018”, sorride lui, prima di attaccare a suonare. “E questa è invece la prima traccia che abbiamo pubblicato insieme”, risponde poco dopo Domi, annunciando “Smile”.
Enigmatici ed esilaranti, fino a un anno fa Domi & JD Beck condividevano i loro esperimenti in rete ed erano fenomeni per nerd e disagiati (gli stessi che oggi non si lasciano sfuggire l’occasione di ascoltarli dal vivo): un po’ come loro, ventenni che dimostrano che c’è vita - e speranza - oltre la trap, e perdonateci l’uscita da boomer. A intuire il potenziale dei due musicisti è stato Anderson Paak, che li ha messi sotto contratto con la sua etichetta, la Apeshit. “La prossima è una cover di una leggenda del jazz, Wayne Shorter. Proveremo a non stropicciarla”, dicono, spiazzando con una versione tutta loro di “Endagered speces”, tra i capolavori del sassofonista statunitense scomparso lo scorso marzo a 90 anni, dopo aver scritto alcune delle pagine più preziose del jazz partito dagli Usa alla conquista del mondo. Hanno riferimenti culturali alti: non può che essere così. Anarchici e ribelli, spaziano da Wayne Shorter a Aphex Twin: “È stata la mia influenza principale nel corso degli anni - dice JD Beck a proposito dell’artista britannico, icona della musica elettronica - la prima volta che l’ho ascoltato mi ha letteralmente folgorato: ora proveremo a ricreare qualcosa di quel genere”, e suonano “Jump”. Passano da ritmi hip hop (“U don’t have to rob me”: in “Not tight” c’è anche un pezzo con Snoop Dogg e Busta Rhymes, “Pilot”, che però non eseguono dal vivo) al trip hop (“Space”), con qualche incursione pure nell’r&b contemporaneo (“Bowling”: la parte che nel disco è cantata da Thundercat, la improvvisano loro), mostrando tutta la loro versalitità e spingendosi oltre i confini del jazz.
“Chi conosce Herbie Hancock? Non è qui naturalmente”, precisa subito Domi, prima di suonare “Moon”. “Però l’anno scorso abbiamo composto insieme a lui un pezzo. Gli abbiamo mandato la nostra idea via e-mail e qualche giorno dopo eravamo in studio. Ha registrato il piano in un solo take”. Se a 82 anni anche una leggenda del calibro di Herbie Hancock ha accettato di mettere le sue mani a disposizione di questi due giovani musicisti, significa che ha visto in Domitille Degalle e James Dennis Beck qualcosa di potente. Il “fattore X”, diceva qualcuno, che qui coincide esattamente con un talento non ordinario, che staresti ad ammirare per ore.