L’urlo di rinascita dei Foo Fighters: il ritorno live in Europa

La band di Dave Grohl, con Josh Freese, di scena al Rock am Ring: il racconto

L’eccitazione è alle stelle la sera del 2 giugno sul tracciato automobilistico del Nürburgring, che come ogni anno ospita il Rock am Ring. Lo dice anche Fred Durst dal palco principale durante il set dei Limp Bizkit, mentre il sole è ancora alto nel cielo, riassumendo il fermento generale: “Dopo, su questo palco, si esibiranno i Foo Fighters. Non vedo l’ora!”. 

La prima data dello storico festival tedesco segna infatti il ritorno di Dave Grohl e soci in concerto nel Vecchio Continente da circa quattro anni. Se non si considerano i tributi a Taylor Hawkins dello scorso settembre a Wembley (qui il nostro racconto da Londra) e Los Angeles, i Foo Fighters mancano dall’Europa e dal Regno Unito dal 2019, prima dell’arrivo della pandemia e della scomparsa del batterista avvenuta il 25 marzo 2022. 

La formazione dell’ex sodale di Kurt Cobain arriva a Nürburg nel giorno di uscita del suo nuovo album, “But here we are” (qui la nostra recensione), un lavoro che risponde a un’urgenza vitale di ripartenza dopo la morte dell’amico e compagno Taylor Hawkins. Se il disco è una conferma della determinazione dei Foo Fighters, il concerto che li vede andare in scena sull’Utopia Stage del Rock am Ring 2023 è un urlo collettivo di rinascita.

Qualche mese fa, la profondità più vera dell’evento a Wembley per onorare Taylor si rivelava capace di unire tutti fino a che l’espiazione del dolore non fosse più solo una ricerca di liberazione personale, a volte lunga e tediosa, ma un momento collettivo. Il primo concerto europeo dei Foo Fighters senza Hawkins, invece, è una scarica di adrenalina, che supera la catarsi, e si trasforma in una liberazione emotiva viscerale. La band è sul palcoscenico per confermare la propria integrità attraverso la potenza della musica. Ed è con un grido liberatorio, quindi, che Dave Grohl apre le danze al Rock am Ring: “Are you fucking ready, right now?!”.

“All my life”, uno dei brani più noti della band da “One by one” del 2002, è il brano con cui Foo Fightera riabbracciano il pubblico europeo dando il via allo show. Questa volta, però, sono un vigore e una potenza diversi a muovere le emozioni e a scatenare il pubblico. Dave Grohl, Nate Mendel, Pat Smear, Chris Shiflett e Rami Jaffee sono ai loro posti, mentre alla batteria c’è Josh Freese (con una simpatica t-shirt nera in cui si legge "Somehow I Like Lou Reed"). La band pesca quindi dal passato e dal presente per mostrare subito chi è il batterista che li sta accompagnando nell’ardua avventura di tornare dopo la scomparsa di Taylor Hawkins. Dal canto suo, Freese svela subito i suoi colpi forti spingendo sulla velocità e sulla frenesia con cui vuole ricaricare i Foo Fighters. La spinta arriva, e il gruppo di Grohl suona con una grinta, una rabbia e una foga inedite. 

La formazione statunitense continua a spingere sull’acceleratore, con quel piglio veloce e grezzo alla Motörhead di “No son of mine” da “Medicine at midnight” del 2021, durante il quale si lascia anche andare in un'improvvisazione su "Paranoid" dei Black Sabbath. L’adrenalina non si placa neanche con il primo singolo del nuovo album, “Rescued”, e con uno dei cavalli di battaglia dei Foo Fighters, “The pretender”, in cui la batteria tirata e secca conferma il potenziale di Josh Freese all’interno della band. 

Le interazioni di Dave Grohl con il pubblico sono ridotte al minimo rispetto al suo solito e sono pochi i momenti di pausa. Quando però il frontman si rivolge alla folla, che si estende sul tracciato automobilistico del Nürburgring, le parole sono poche ma concise e i messaggi che cerca di trasmettere arrivano come un abbraccio. Il ricordo e la forza di Taylor Hawkins si insinuano tra le chiacchiere e la musica, senza però che ci sia bisogno di nominarlo. La memoria del compianto batterista viene infatti onorata attraverso i brani in scaletta, alcuni dei quali Taylor ha suonato con i Foo Fighters per oltre vent’anni e che, come sottolinea Grohl, “possono anche assumere nuovi significati nel tempo”. Con questa idea, arrivano quindi “Times like these” e la nuova “Under you” a sottolineare la forza evolutiva e vitale di guarigione delle canzoni. 

Dopo “Shame shame”, eseguita con la figlia di Dave Grohl, Violet, e “These days”, l’omaggio più profondo a Taylor Hawkins arriva con l’esecuzione del suo pezzo preferito della band, “Aurora”. “This song is for someone who couldn’t be here tonight”, “Questa canzone è per qualcuno che non può essere qui stasera”, dice Grohl con emozione e commozione per presentare il brano. La forza dei Foo Fighters però non si placa e l’adrenalina aumenta per il finale con “Monkey wrench”. A chiudere il concerto, dopo due ore di musica e senza pause, ci pensano però due delle canzoni più profonde del gruppo, “Best of you” ed “Everlong”, qui suonata con l’intera band e non in acustico dal solo Grohl come ci si era abituati recentemente. Con un grande abbraccio i Foo Fighters si possono quindi congedare e lasciare al pubblico la sensazione che ce la si può fare sempre.

Scaletta:

All my life

No son of mine

Rescued

Pretender

Walk

Learn to fly

Times like these

Under you

Breakout

The sky is a neighborhood

My hero 

This is a call

Nothing at all

Shame shame

These days

Aurora

Monkey wrench

Best of you

Everlong

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