Sono andati “bruciati” in poche ore i biglietti per i due concerti nei club di Ligabue. Due live promozionali, a Roma (27 aprile) e Milano (28 aprile) pensati per presentare il nuovo singolo “Riderai” in uscita il 28 aprile e dare una spinta ai live di luglio negli stadi delle stesse città.
Due sold out
Non era difficile pensare che Largo Venue a Roma e i Magazzini Generali a Milano venissero riempiti in poche ore, se non minuti. Per un artista da sold out negli stadi il migliaio di posti di questi club è una “festa privata”. Infatti alla fine lo spirito è diventato proprio questo: uno show di un paio d’ore a cui sono accorsi i fan dai click più veloci della rete.
Guardare il pubblico negli occhi
Il Liga si è mosso dunque in una comfort zone per quanto riguarda la platea, il pubblico, spostandosi però in un luogo e in un contesto da cui mancava, almeno in Italia, da tempo: quello del club (e oltre tutto di piccole dimensioni). Erano anni che non vedeva il suo pubblico negli occhi e viceversa la stessa sensazione l’ha vissuta il pubblico che ha potuto “viverlo” in vicinanza e anche (al netto del consueto muro umano dei club) vederlo in una dimensione “reale” e non nella miniaturizzazione tipica di un palasport o ancor più di uno stadio. Il Liga era lì: sudava e lo vedevano, i più fortunati hanno potuto toccarlo. Già questo era un fattore destabilizzante e una novità rispetto agli standard a cui il cantautore di Correggio ha abituato il suo pubblico e a sua volta si è abituato.
Questi due concerti erano occasioni “informali”, riservate a pochi, momenti intimi che gli hanno permesso anche di sperimentare sulla scaletta, riproporre brani del passato e/o da lungo tempo fuori dalle scalette, canzoni non più eseguite dal 2017 o anche prima, considerando che il 2020 e il 2021 sono stati due anni pandemici e di magra per i live. Periodo in cui, nel biennio, il Liga ha “portato a casa” solo 4 apparizioni live “condivise”. Il 2022 l’ha visto per due date a Campovolo a celebrare i 30 anni di carriera e per 5 sere a cavallo tra settembre e ottobre all’Arena di Verona.
Il ritorno di brani poco suonati e i "classici"
Dunque per queste due speciali occasioni Luciano ha recuperato brani poco suonati e li ha uniti alle immancabili hit del suo repertorio riarrangiando tutto in chiave rock e con la formazione allargata che lo accompagna da qualche tempo (l’immancabile Capitan Fede Poggipollini alle chitarre insieme a Max Cottafavi e Nicolò Bossini, Davide Pezzin al basso, Ivano Zanotti alla batteria e Luciano Luisi alle tastiere). Certo per loro, e per Ligabue, abituati ai megapalchi degli stadi le dimensioni di quello delle due serate erano molto strette. Meglio così per Luciano e soci che si sono risparmiati qualche chilometro di corsa sulle assi.
La partenza è subito forte, molto d’impatto. Ma il protagonista, che indossa un gilet nero senza maglia/camicia (e ovviamente i jeans!), sceglie di liquidare subito la “pratica nuovo singolo” e piazza “Riderai” come terzo brano della serata con un arrangiamento non molto distante dall’originale.
Sistemato il singolo il concerto prosegue e Ligabue fa il suo, con le sue canzoni, il suo pop rock che ben si adatta alla versione live. Il pubblico reagisce molto bene e partecipa alla festa a volte trasformandosi anche in protagonista e cavalcando l’effetto karaoke con Ligabue che lascia fare, divertito, e anzi ne incoraggia il fatto. Tutti cantano tutto, non importa quanto vecchie o poco riproposte live siano le canzoni in scaletta, non ce n’è una che sfugga all’affetto corale.
La versione più “spiazzante” è quella di “Il mio nome è mai più”, (assente dal 2016) fatta in chiave acustica e da cui Luciano quasi si estranea, lasciando per lo più il microfono a Capitan Fede o al pubblico e limitandosi a qualche intervento. Segue il momento Rock’n’Roll di “Marlon Brando è sempre lui” in cui lascia un breve spazio ai tre chitarristi e ai loro soli e si diverte con loro e il pubblico su una riuscita base musicale. Arriva poi il momento immancabile di “Certe notti”. È l’occasione in cui la coralità si fa totale, d’altronde quel brano è così radicato nel tessuto della musica leggera italiana che è impossibile non cantarla tutti insieme. Dopo altri “classici” si passa al bis che si apre con “Urlando contro il cielo”, un vero inno da stadio che fa specie sentire senza il calore sulla pelle e le zanzare che accompagnano le serate d’estate.
La passione di Ligabue
Anche in una dimensione contenuta come quella di un piccolo club Ligabue fa il suo mestiere, con passione e con tutte le sue caratteristiche, con le sue canzoni e i loro limiti. Manca il pathos dei grandi raduni, sostituito dall’intimità dei luoghi, intimità ritrovata e apprezzata dai pochi fortunati che sono riusciti a prendere i biglietti.
Ora l’appuntamento è rimandato ai contesti da anni più consoni a Ligabue: quelli degli stadi o delle grandi arene in spazi aperti dove solamente ormai (al pari di Vasco) si esibisce. Infatti Luciano saluta, ringrazia e ricorda che tra pochi mesi ci saranno gli stadi, ma probabilmente tutti i presenti avranno già il biglietto in tasca.
Scaletta
Libera nos a malos
Balliamo sul mondo
Riderai
L’odore del sesso
Si viene e si va
Ci sei sempre stata
Non cambierei questa vita con nessun’altra
Ho messo via
Il sale della terra
I duri hanno due cuori
Una vita da mediano
È venerdì non mi rompete i coglioni
Tutti vogliono viaggiare in prima
Il mio nome è mai più
Marlon Brando è sempre lui
Piccola stella senza cielo
Certe notti
Questa è la mia vita
Tra palco e realtà
Bis
Urlando contro il cielo
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