Compie in questi giorni 25 anni “Yield”, il 5° album dei Pearl Jam. O, meglio, li ha già compiuti: il disco uscì il 3 febbraio del ’98. L’anniversario è già passato, ma solo in questi giorni la band lo sta festeggiando: una nuova edizione limitata in vinile, una versione rimixata in Dolby Atmos per le piattaforme e, per il Record Store Day, la ripubblicazione di un raro live del periodo, “Give way”.
“Yield” rimane uno dei grandi album della band: segnò il ritorno ad un suono più diretto e aperto, dopo le sperimentazioni di "No code". Venne inciso in maniera più collaborativa dalla band, con Vedder che firmò in totale eautonomia solo due canzoni, “Whishlist”- e “MFC”. Il cantante, il più reattivo alle storture del successo - trovò un suo equilibrio: “C’è stato un periodo in cui eravamo intimoriti dalle sue reazioni, ora è più centrato”, commentò al tempo Mike McCready.
Il risultato è un disco che contiene alcuni dei classici della band: “Given to fly”, “Wishlist” e “In hiding” nella nuova versione in Dolby Atmos, suonano ancora meglio. Un disco al centro di molte storie: ecco le 5 da conoscere.
La versione italiana di “Yield”
Una delle due canzoni di Vedder è al centro di una storia che riguarda l’Italia: “MFC” nacque durante un suo soggiorno a Roma, città dove abitavano diversi amici della prima moglie Beth Liebling, e venne ispirata dal traffico della città.
Il suo periodo romano, avvenuto nel '96, portò anche ad una particolare edizione del disco per il nostro mercato: Vedder vide un libro con i testi della band in Italiano e rimase scandalizzato dal modo in cui erano stati tradotti. “Yield” fu il primo album del gruppo con i testi completi inclusi nel CD e Vedder fece aggiungere alla versione italiana un inserto con le traduzioni, curate da Francesca Bonanome, un’amica della moglie (che aveva anche partecipato ad un singolo natalizio, “Happy when I’m crying”, in cui declamava “È un piacere per noi augurarvi, insieme ai R.E.M., un buon cetriolo” - sul 45 giri c’era anche una canzone della band di Stipe).
Si legge nell’inserto:
''Tra ottobre e dicembre dello scorso anno, mentre ero in Italia, mi sono emozionato nello scoprire un libro con la traduzione completa, dall'inglese all'italiano, di tutte le canzoni che avevo scritto per i Pearl Jam. Più tardi quella stessa sera, l'ho fatto vedere a dei miei amici e mi sono fatto tradurre in inglese la versione italiana: ne sono rimasto orripilato, era un libro pieno di menzogne. Se ciò che avevo composto aveva un senso positivo, era interpretato negativamente. Non erano le mie canzoni, ma c'era il mio nome e sulla copertina c'era anche la mia faccia.
Cosa deve fare un ragazzo ?
Ora, ci sono circa 8 miliardi, 354 mila, 986 problemi in questo mondo che sono pi
importanti di questo… Comunque, per chiunque fosse interessato alla questione, o che ha cercato di capire le parole delle canzoni, ho tentato di avere e di inserire nel prossimo disco delle traduzioni adeguate… Così eccole qua.
Se ci sono discordanze prendetevela con me e non con Francesca... Sono conosciuto per cambiare una riga o due all'ultimo minuto
Grazie per l'ascolto... e per la lettura
Il ritorno ai videoclip (a modo loro)
Già dagli esordi la band di Seattle aveva mostrato insofferenza per i meccanismi dell’industria e della promozione. Poche interviste e - dopo “Jeremy”, da “Ten” - nessun videoclip per MTV, che pure aveva contribuito al loro successo.
“Yield” segnò per la prima volta il ritorno a questo formato. Ma ci tornarono a modo loro: scelsero non il singolo principale ma “Do the evolution” e commissionarono un videoclip animato a Todd McFarlane, uno dei più noti fumettisti dell’epoca. La band non compare: per vedere i Pearl Jam in un clip si sarebbero dovuti aspettare ancora 4 anni, quando vennero girati una serie di video (dal vivo, non in playback) per diverse canzoni di “Rior act”, tra cui quello per il primo singolo, “I am mine”.
Uno dei primi teak digitali
“Yield” fu protagonista di uno dei primi “leak” digitali della storia: nel dicembre del ’97 una radio di New York tramise per intero una copia promozionale del disco, i fan lo registrarono e misero in rete gli mp3, due mesi prima dell’uscita del disco. Negli anni successivi, i “leak” diventarono un serio problema per l’industria, proliferando assieme alle piattaforme peer to peer come Napster: danneggiavano le vendite e le strategie di marketing. Oggi tutti i singoli e gli album escono a livello mondiale lo stesso giorno, il venerdì, ma tra la fine degli anni ’90 e gli anni zero, ogni paese aveva un suo giorno di uscita diverso le copie digitali degli album finivano spesso per circolare in forma pirata usando queste differenze, o trapelando grazie alle copie promozionali distribuite tra gli addetti ai lavori.
La polemica su "Given to fly"
Il primo singolo fu “Given' to fly”, uscito a fine ’97: una canzone epica con il testo di Vedder e la musica di Mike McCready: quasi subito la canzone fu al centro di qualche polemica per la somiglianza a “Going to California” dei Led Zeppelin.“Probabilmente è una sorta di copia, ne sono sicuro... Che sia conscia o inconscia: quella era sicuramente una delle canzoni che stavo ascoltando in quel periodo e fli Zeppelin hanno avuto sicuramente un’influenza”, raccontò il chitarrista.
I Pearl Jam e Robert Plant ci hanno anche un pò giocato: una volta la band ha suonato le due canzoni in fila con il cantante, in Svezia nel 2005. E Plant, in un’intervista assieme a McReady su Sirius XM, non perse l’occasione di fare una battuta: “Quante volte hai suonato "Going to California"? Oh scusa. Qualunque sia il nome della tua canzone…”. McCready la prese a ridere.
“Titanic” e la classifica
"Yield" fu il primo disco dei Pearl Jam dopo a non raggiungere la vetta delle classifiche dai tempi di “Ten”. Si fermò al secondo posto: al primo c’era, stabile, la colonna sonora di “Titanic”, che all’inizio del ’98 rimase in testa per ben 16 settimane. Impedì di arrivare al numero 1 anche ai nuovi album di Shania Twain e Madonna e venne scalzata dalla vetta in primavera solo da “Before These Crowded Streets” della Dave Matthews band. "Titanic" arriverà comunque a vendere 30 milioni di copie mentre “Yield”, venderà poco meno di 2 milioni di copie negli Stati Uniti: comunque più di “No code”.