Ascoltando “Giù”, il primo album di Neima Ezza, rapper italo-marocchino componente del collettivo milanese Seven 7oo, è impossibile non riconoscere un immaginario urban legato certamente al contemporaneo, ma anche con le radici ben salde sia in un certo sound francese, che tanti rapper fanno proprio di default, sia in un sound italiano mai passato veramente di moda. È il gusto per la melodia pop, di cui l’Italia è da sempre culla, che, unita a un modo di scrivere riconoscibile dai propri coetanei, permette di elevare la canzone a qualche cosa di più, nel caso specifico di Amine Ezzaroui, questo il suo vero nome, a un pezzo rap standard. La musica di Neima Ezza sembra un mix fra il primo Marracash, i PNL e la versione urban degli 883 nella capacità di raccontare periferia e provincia in modo comprensibile a tutti.
Con il termine street-pop si è tentato di definire lo stile di artisti come Frah Quintale e Mahmood che hanno la capacità di far abbracciare più mondi, ma in pochi casi, esclusi nomi già affermati come quelli citati, poche volte se ne è percepita una reale evoluzione nel tempo: è sempre apparso come un genere o un sottogenere non del tutto messo a fuoco, ma che in realtà sarebbe la perfetta sintesi delle correnti di questi ultimi anni. Bresh e gli Psicologi sono due casi illustri di come questo mix fra racconto di strada-generazionale e sound rap-pop, portato avanti da artisti di valore e con idee chiare, faccia breccia, avendo un bacino di pubblico molto ampio. Il duo romano e la voce genovese hanno anche collaborato nel brano “Alcool & Acqua”.
Neima propone nel disco “Giù” una versione emo acustica di “A casa”, facendo capire sin da subito l’eterogeneità del progetto: un testo potente, introspettivo, facile da decifrare, che non vuol dire banale, e un suono ben studiato. Neima racconta la strada, la periferia, i sentimenti, l’amore e lo fa quasi mai da vincente, ma da osservatore spesso travolto dagli eventi, incasinato come un “quadro di “Kandinskij”. Cerca di non cadere nella banalizzazione, ammette, giustamente senza imbarazzo, di essere povero, fa emergere storie di amici, di quartiere, non nasconde sentimenti che spesso lo tormentano. Tutto questo è portato avanti in modo genuino, sfoggiando una credibilità nello storytelling di strada, ma allo stesso tempo cavalcando tappeti sonori freschi per cui va fatta una menzione speciale ai 2nd Roof. Esempi lampanti sono “Basta”, “C’est pas facil” o “Anni 90”. Non tutto scorre liscio, ma il tentativo di uscire dai cliché portando avanti uno stile più personale è notevole e centrato. Non è un caso che uno dei suoi punti di riferimento, nonché un artista che lo ha supportato sin dall’inizio, sia Tedua, che della riconoscibilità e dell’estro personale ha fatto bandiera.
Il nuovo album di Neima arriva a circa un anno e mezzo di distanza dal lavoro precedente, “Perif” (per approfondirlo si può guardare a questo link un documentario scritto da Marta Blumi Tripodi, Morris Bragazzi, Fabrizio Conte), un ep di quattro tracce interamente prodotto da Big Fish, un piccolo concept album incentrato sul tema della periferia, argomento presente anche in “Giù”. Quest’ultimo progetto, il giovane rapper lo ha scritto in larga parte quando è stato costretto a rimanere in casa a causa degli arresti domiciliari per alcune rapine per cui era stato accusato. Dopo l'arresto, la sua difesa ha prodotto foto e video per dimostrare che il ventenne "non era sul luogo delle due rapine". I domiciliari gli sono stati rievocati.
Con Rondodasosa e Vale Pain, due dei featuring del disco “Giù” a cui si aggiunge Baby Bang, e con gli altri componenti del collettivo Seven 7oo, Sacky, Keta e Kilimoney, Neima Ezza ha ottenuto un disco di platino nel 2021 con il singolo omonimo Seven 7oo, anche il suo percorso artistico inizia in realtà con la pubblicazione dei primi pezzi nel 2018. Dove arriverà Neima, lo scopriremo nel tempo, ma “Giù” è un ottimo inizio per la creazione di un immaginario e di un suono che non vogliono appiattirsi sull’urban stereotipato da cui siamo inondati oggi.