Passare dalla collaborazione con Taylor Swift a un tributo i Grateful Dead, mantenendo il ruolo di simbolo rock indipendente: la parola chiave che unisce i National a nomi così diversi è proprio quella, “indipendenza”. Che non è, in questo caso un’etichetta vuota o un presunto genere musicale, ma un modo di pensare. Un’attitudine, il filo rosso che lega la band ai padri del rock psichedelico californiano ad una cantautrice che lotta per il controllo della sua musica.
I National tornano dal vivo quest’estate a La Prima Estate: 21 giugno un'unica data italiana a Lido di Camaiore, n provincia di Lucca. Una band diversa per un festival diverso: i National apriranno l’etorgenea rassegna nello spazio che fu di Bussola Domani, capace di passare dai Duran Duran a Bonobo, da Aanderson .Paak a La Rappresentante di lista, praticamente in riva al mare - una bella alternativa ai mega raduni e agli stadi.
Un album in arrivo (e canzoni nuove dal vivo)
Il concerto dei National sarà l’ultimo del loro tour europeo, iniziato alla fine di maggio: “Stiamo lavorando al nuovo disco a un anno. Anche se ognuno ormai vive separato dagli altri, siamo a metà o forse all’80%”, racconta dalla Francia il bassista Scott Devendorf. Uno dei dubbi che circondavano la band è appunto se questo giro di concerti sarebbe avvenuto con un album nuovo o almeno annunciato. No, ma la band ha inserito in scaletta nelle prime date già diversi brani nuovi. “non siamo riusciti ad andare in tour con il precedente ”: tornando ai tempi di "I am easy to find", uscito nel 2019. La band si è presa il tempo che serve, per scrivere: “La nostra musica richiede molto lavoro di scrittura e composizione, ma cerchiamo di tenere sempre presente cosa rende una canzone speciale. Ci deve essere sempre una connessione emotiva tra parole e musica: è questa ricerca che ci chiede tempo. Non siamo una band da due settimane in studio”.
Progetti solisti e collaborazioni
In mezzo, molti altri progetti: il disco solista di Matt Berninger, i LNZNDRF dello stesso Devendorf con Ben e Aaron Arntz dei Beirut, le varie collaborazioni dei fratelli Dessner, in particolare quella di Aaron, produttore degli ultimi lavori di Taylor Swift, che ha portato la band a collaborare con la cantautrice: “Se me l’avessero detto 10 anni fa non ci avrei creduto neanche io”, sorride Devendorf. “Ma anche lei ha iniziato da indipendente, ha combattuto e sta combattendo battaglie con le case discografiche per il controllo della sua musica. Non è così distante da noi da noi. è indipendente come modo di pensare e fare musica. Ed è una nostra fan: la prima volta che l’ho incontrata è stato quando è venuta ad un nostro concerto anni fa - mia moglie si trovò a vedere lo show al suo fianco… “
Tra i progetti che hanno segnato la storia recente della band c’è “Day of the dead”, monumentale tributo ai Grateful Dead curato dal gruppo. Un lavoro che ha sdoganato i Grateful Dead - simbolo della cultura hippie e spesso percepiti come gruppo da vecchi fricchettone - nell’ambito indie. togliendo: “siamo cresciuti con quella musica, siamo riusciti anche a vederli dal vivo nella fase finale della loro carriera, abbiamo suonato con i membri superstiti come Bob Weir. Fu un progetto benefico per la Red Hot Organization, che si occupa di lotta all’AIDS, in cui noi eravamo sostanzialmente la house band. Ma la risposta dei colleghi fu entusiastica”, ricorda: al progetto aderirono nomi come War On Drugs, Bonnie Prince Billy, Real Estate, Wilco, Lucinda Williams, J.Mascis, Lee Ranaldo dei Sonic Youth.
“I Grateful Dead furono una della prime band indipendenti, anche in un altro tempo: non rispettavano gli schemi, si vedeva nanche ello spirito della loro organizzazione, nel loro modo di non prendersi mai troppo sul serio”. Due modi di fare musica molto diversi, però: “Meno di quello che sembra: i Dead erano noti per le loro improvisazioni, anche se in realtà loro volevano fare musica più scritta. Quando abbiamo suonato con Bob Weir ci ha insegnato le strutture su cui si basavano le improvvisazioni, che richiedno tecnica e pensiero: ci siamo trovati subito”.
Indipendenza e poltica
La parola “indipendenza” torna anche quando si chiede delle numerose prese di posizione politiche della band: “Non siamo mai stati politici nel senso tradizionale del termine, mai fatto canzoni di protesta”, spiega Devendorf. "Ci interessano le cose che succedono attorno a noi: gli Stati Uniti sono diventati un paese complicato, tutto basato su posizioni di parte: noi arriviamo dall’Ohio, uno dei paesi in cui queste divisioni si sentono di più. Ma crediamo nell’indipendenza delle persone. Siamo dei musicisti, facciamo musica: però crediamo fermamente che tutti abbiano dei diritti e che vadano difesi”.
I National saranno in concerto a La Prima Estate il 21 giugno.