Un disco libero, sincero. Un album che se ne fotte di posizionamenti, playlist o feat di convenienza. Un incontro-scontro fra mondi come al luna park. “Cari fottutissimi amici”, il nuovo disco degli Zen Circus, uscito da pochi giorni, non è un pranzo di Natale, una cena di lavoro o di gala, ma una sbronza al pub della vita con chi davvero si vuole al proprio fianco. Dieci canzoni per altrettanti ospiti: Brunori Sas, Management, Speranza, Luca Carboni, Motta, Emma Nolde, Fast Animals and Slow Kids, Claudio Santamaria, Ditonellapiaga, Musica da Cucina. Il disco non ha nulla di studiato a tavolino, parola di Andrea Appino, Ufo e Karim Qqru che, dopo pagine di storia della musica e dodici album, affrontano una nuova sfida. E lo fanno, come sempre, a modo loro.
A modo nostro
“La premeditazione, quando si parla di un progetto degli Zen, non c’è mai – svela Appino - ricordo che dal disco ‘L’ultima casa accogliente’ rimasero fuori tre brani. Uno di questi era proprio quello con Speranza. Avevano una vita propria. So bene che cosa rappresentano oggi, in molti casi, i feat. Dei posizionamenti, delle operazioni di convenienza. È anche vero che la nostra generazione, quella della musica indipendente, ha sempre lamentato la scarsità di collaborazione. Una modalità che, ancora prima che esplodesse nel mainstream, il mondo hip hop ha fatto sua. Noi è da vent’anni che volevamo fare un pezzo con Francesco (Motta, ndr), nel 2019 collaborammo con ‘La Rappresentante di Lista’ in ‘Canta che ti passa’, nel 2018 scrivemmo a quattro mani un disco con Brian Ritchie, ‘Nati per subire’ ha un super ospite quasi in ogni canzone: questo per dire che abbiamo remato in questa direzione da tempo”.
E ovviamente c’è un timbro preciso in quello che si fa. “Tutto è sempre fatto a nostro modo – sorride Appino – capita perfino che sia l’ospite a essere l’autore della canzone, come nel caso di Brunori, che ha scritto il brano in cui collaboriamo. Tutto è mosso da condivisione e amore per le canzoni: i Musica da Cucina sono dei nostri amici che suonano, per l’appunto, oggetti da cucina. Ditonellapiaga ci regala un’ulteriore scarica pop. Fra noi ed Emma Nolde ci sono decine di anni di differenza, lei è un talento straordinario e quando l’abbiamo incontrata in studio ha stupito tutti. Questo per dire che tutti i pezzi sono pensati per abbracciare il mondo di chi ne avrebbe fatto parte, non sono scelte di utilità”.
Rock e rap si incontrano
“Speranza è sicuramente uno dei nomi più curiosi – ammette Appino – nel 2018 andai a vederlo in concerto a Milano. Un italo-francese che canta in napoletano ‘Chiavt a Mamm’: non potevo perdermelo. E infatti la performance fu potente. Ci lega l’essere ragazzi del popolo. Lui è fiero del suo quartiere, della sua birretta da due euro e calca molto questa dimensione popolare. È stato il primo artista che abbiamo voluto con noi su uno dei brani rimasti fuori dalla pubblicazione del disco precedente”.
Un sentimento che sicuramente è alla base del progetto è quello della condivisione. “‘L’ultima casa accogliente’ fu scritto prima, ma uscì in piena pandemia. E fu registrato durante il primo lockdown – dice Appino - il tema principale è il corpo inteso come prigione, un qualche cosa che in quei mesi diventò attuale. Non riuscimmo a suonarlo e a presentarlo dal vivo. Il primo singolo che facemmo uscire, ‘Appesi alla luna’, era ed è molto notturno e solitario. Sicuramente la voglia di suonare, di rivedere la gente, di vivere la musica come un atto collettivo ci ha spinto ancora di più verso un album di collaborazioni”.
Ragazza di carta
“Ragazza di carta” è uno dei brani più riusciti del disco e, ancora una volta, mette in luce anche l’anima del gruppo. “La canzone ha una storia che parte dal 2017 e arriva fino alla sessione di lavoro per ‘L’ultima casa accogliente’ – ricorda Appino – parla di una ragazza sfuggevole, con cui era difficile avere una relazione, un dialogo. La scrissi cinque anni fa come una lettera da inviare, ma non lo feci mai. Rimettendoci le mani sopra e ritoccando il testo, ci siamo resi conto che sembrava una canzone di Luca Carboni. Abbiamo sempre amato il suo modo vero di raccontare i sentimenti e così gli abbiamo scritto per chiudere il pezzo insieme”.
I ricordi si riavvolgono a quando, a muovere i primi passi, c’erano loro. “Ci è sempre piaciuta la musica popolare, il pop – sottolinea Appino – siamo cresciuti in ambienti in cui gli Zen venivano considerati il male anche per questo motivo. I pisani che ci ascoltavano all’inizio ci rinfacciavano di fare musica da supermercato. Ma noi siamo sempre stati dei mattacchioni: il mio modo di cantare, il nostro modo di fare musica, tutto ha sempre avuto una dimensione anche pop e non l’abbiamo mai nascosto. E questo senza di certo mettere in secondo piano il nostro amore per il rock e il punk. Io credo che adesso in Italia tanti ragazzi abbiano voglia di sperimentare e di osare, manca una scena di riferimento, in certi generi, perché ci sono pochi spazi e luoghi di aggregazione. Inoltre, come abbiamo fatto noi, non vanno ascoltate le parole denigratorie di ‘chi è venuto prima’. Il brano ‘Ok Boomer’ parla anche di questo. I tempi passati, per alcuni, sono sempre migliori degli attuali. Ma non è così”.