“Wyatt lascia i Softs” ("Wyatt quits Softs"): così "Melody Maker", il 4 settembre 1971, intitola un breve trafiletto in cui annuncia il distacco di Robert Wyatt dai Soft Machine. Di fatto Wyatt non lascia i Soft Machine ma viene gradualmente estromesso dal gruppo, che emargina sempre di più il suo ruolo di compositore e cantante, relegandolo solamente a quello di batterista: un ottimo batterista, comunque!
Perché partire dalla separazione di Wyatt dai Soft Machine per parlare dell’anniversario del primo album dei Matching Mole? La ragione non è solamente dovuta alla volontà di contestualizzare il periodo in cui viene prodotto e poi diffuso il disco, ma principalmente al forte legame che c’è fra le esperienze precedenti di Wyatt come compositore e la formazione dei Mole. Infatti, la musica del disco ha un forte legame con l’esperienza della registrazione di "Moon in June", pezzo di Wyatt in "Third" (1970) e con il suo album solo, "The end of an ear" (1970), realizzato durante il travagliato periodo nei Soft; quello che va da "Third" a "Fourth" (1971). Perché i Matching Mole, questo disco in particolare, sono principalmente una creatura di Wyatt, senza voler disconoscere il contributo compositivo e strumentale degli altri membri.
Tralasciando per un momento la relazione musicale fra le esperienze precedenti di Wyatt e la musica del disco, partiamo dalla formazione del gruppo. La fine del rapporto con i Soft Machine, con i compagni degli esordi Hugh Hopper e Mike Ratlegde, rappresenta un periodo complicato per Wyatt. Pur suonando in vari gruppi effimeri della scena improvvisativa inglese, fra i tanti i Symbiosis e quello di Mal Dean, il musicista cerca di convogliare le sue energie creative in un progetto più strutturato, sempre con l’intenzione di esplorare nuovi territori sonori e musicali. La scelta dei musicisti cade su alcune vecchie conoscenze: Dave Sinclair, ex tastierista dei Caravan e compagno delle prime avventure dei Wilde Flowers, Bill McCormick, amico di infanzia e bassista dei Quiet Sun, e il chitarrista Phil Miller, ex Delivery, consigliato da un amico.
Il gruppo si forma sulla spinta creativa di Wyatt che, volendo fare un gioco di parole sui Soft Machine, lo chiama Matching Mole, il cui significato non è quello di una “talpa corrispondente” o “talpa accoppiata”, ma l’omofonia con il nome dei Soft Machine tradotto dai francesi: Machine Molle. Fra l’altro la presenza di Wyatt (ex Soft Machine) e Dave Sinclair (ex Caravan) collegano in modo evidente questo gruppo alla scena musicale di Canterbury, visto che i gruppi di provenienza dei due musicisti ne sono i capostipite.
I Mole iniziano a provare durante gli ultimi mesi del 1971, nonostante la partecipazione di Wyatt a vari altri concerti, con varie formazioni: un concerto con i Centipede e vari altri con formazioni jazzistiche e no. Le prove servono per affinare il materiale che verrà utilizzato, in parte, per la realizzazione del disco.
A questo proposito è interessante ritornare al legame di questo album con le esperienze precedenti di Wyatt, sia soliste che con i Soft Machine. Questa affermazione è un’interessante indicazione delle intenzioni creative di Wyatt nella produzione del disco:
“Incidere quel disco, 'Matching Mole', e formare il gruppo furono due cose distinte. L’avrei inciso comunque, con o senza il gruppo. Mi ci riconosco. Ne sono interamente responsabile: scelsi io il materiale, feci io tagli e montaggi e fui io a imbrattare il tutto gingillandomi con il mellotron; con o senza l’approvazione di chiunque altro.”
Queste parole rendono evidente il massimo coinvolgimento a livello sia compositivo sia produttivo di Wyatt che, non a caso, è l’autore della quasi totalità dei brani.
Per comprendere il contesto occorre riferirsi di nuovo alle due esperienze musicali a cui si è fatto cenno in precedenza: "Moon in June" e l’album "The end of an ear". "Moon in June" è un brano che costituisce la terza facciata di "Third" dei Soft Machine, un doppio album composto da solo quattro pezzi, uno per facciata. In un segmento di "Moon in June", quello basato sulle parti vocali, Wyatt suona tutti gli strumenti; in quello conclusivo crea diverse tessiture sonore, impiegando le tecniche di montaggio e missaggio del suono come strumenti compositivi. Le fasce sonore che compongono questa parte sono realizzate mediante loop, montaggi di suoni diversi, variazione di velocità di scorrimento del nastro e altri tipi di trasformazione sonora. "Moon in June" rappresenta tre tipi di interessi musicali di Wyatt: la forma canzone, l’improvvisazione e l’esplorazione sonora. Queste ultime due si troveranno nel suo primo disco solista, che Wyatt realizza nel 1970: "The end of an ear". In quest’ultimo Wyatt esplora in modo completo, le possibilità di impiegare lo studio di registrazione come strumento compositivo.
È interessante riportare questa sua colorita affermazione riguardo la nascita di "The end of an ear":
“Fu il diretto risultato del mio desiderio di avere a disposizione qualcosa di più dei cinque minuti finali di 'Moon in June' per i miei capricci. Cazzo, mi ero divertito tantissimo a sovrapporre strato su strato. Mike Ratlegde se n’era andato e così impiegai l’organo Lowry per tutti quei rumorini che volevo facesse lui. Cristo, era la prima volta che non mi limitavo a progettare, sognare e sperare! Facevo davvero quello che volevo e subito pensai quanto fosse sciocco appiccicarlo alla fine di un mucchio di canzoni. Perciò 'The end of an ear' nacque quando decisi di scorrazzare per lo studio ubriaco marcio per quaranta minuti invece che limitarmi a cinque.”
Il primo album dei costituti Mole ha un fortissimo legame con queste due esperienze, benché non sia il lavoro di un solista ma di un gruppo. L’evidenza non risiede solo nel fatto che Wyatt è l’autore principale dei pezzi, ma anche in quello che molti brani presentano le caratteristiche dei suoi lavori citati precedentemente, sebbene siano metabolizzati nel nuovo approccio musicale del gruppo.
Ciò è palese anche dalle prime prove della formazione. Infatti, nell’appartamento di Nothing Hill, i Mole iniziano a provare un paio di composizioni di Sinclair: "Moon in June", "Beware of Darkness" di George Harrison e "Las Vegas Tango" di Gil Evans, un brano presente, con una versione molto sperimentale, in "The end of an ear". McCormick afferma: “Suonavamo ogni sorta di cose. Era tutto veramente vago, in quel periodo... Non c’era la visione di quello che saremmo andati a fare.”
La produzione dell’album si discosta da queste prime prove con materiale molto vario, utile a creare l’affiatamento e l’amalgama musicale del gruppo. Alcuni di questi materiali, provenienti dalle esperienze musicali precedenti di Wyatt e degli altri musicisti, saranno pubblicate successivamente in una particolare riedizione dell’album in CD.In ogni caso, l’affermazione di Wyatt che realizzare il disco e formare il gruppo furono due cose distinte è suffragata dall’insieme di queste considerazioni.
Il lungo preambolo dedicato agli eventi precedenti e iniziali del gruppo serve, quindi, per comprendere meglio i brani e la struttura complessiva dell’album.
La CBS, stessa casa discografica dei Soft Machine, mette sotto contratto i Matching Mole e, nel periodo che va fra dicembre 1971 e febbraio 1972, il gruppo inizia le sedute di registrazione. Sedute che incontrano molti problemi, come si evince dal diario di Bill McCormick: registrazioni che vengono sospese per potenziometri che frusciano, registratori con problemi di velocità di scorrimento, interruzioni dell’energia elettrica oltre a problemi di riscaldamento all’interno dello studio. Queste difficoltà sono sottolineate dal fatto che le registrazioni iniziano ai Command Studios e poi vengono spostate ai Nova Studio. Nonostante tutte queste peripezie il disco esce l’8 aprile 1972. La lista dei brani è la seguente:
1 O Caroline, 5:06
2 Instant Pussy, 3:02
3 Signed Curtain, 3:03
4 Part Of The Dance, 9:14
5 Instant Kitten, 4:59
6 Dedicated To Hugh, But You Weren't Listening, 4:40
7 Beer As In Braindeer, 4:02
8 Immediate Curtain, 5:58
Nel formato LP i brani sono suddivisi in questo modo: 1-4 facciata A e 5-8 facciata B. Tutti i brani sono di Wyatt eccetto "Part of the Dance" (Phil Miller) e "O Caroline", scritta insieme a David Sinclair. Nei brani 2, 4, 6, e 7 la formazione viene aumentata dal piano elettrico di David McRae, il musicista che sostituirà Sinclair nella formazione e nel secondo album dei Matching Mole, "Little Red Record". Nell’edizione pubblicata nel 2012 dalla Esoteric Recording ci sono dei contenuti aggiuntivi, brani non presenti nel disco originale e take differenti da quelle pubblicate; ma di questo parlerò successivamente.
L’album può essere suddiviso facilmente in brani strumentali e brani basati sulla forma canzone, in cui la parte vocale è legata a un testo. I brani di quest’ultimo tipo sono "O Caroline" e "Signed Curtain".
"O Caroline", brano dedicato alla precedente compagna di Wyatt, Caroline Coon, è sicuramente una delle più bella canzoni d’amore del rock progressivo canterburiano; si basa su di una struttura molto semplice ed efficace (intro, strofe, ritornelli, coda), impreziosita dalla voce di Wyatt e da un uso molto efficace del mellotron, suonato dal batterista stesso. È un brano molto affine a quelli dei primi Soft Machine, ma con un suono molto più organizzato e pieno. "Signed Curtain", invece, è imperniato sulla voce e sui vocalizzi di Wyatt, accompagnato solamente dal pianoforte. Il testo non fa altro che “raccontare” la struttura del pezzo, indicando strofe, ritornello, e segnalando anche una progressione accordale modulante che porta a cambiare tonalità al brano nella precedente a quella finale; con una chiosa finale che comunque fa riferimento a un rapporto amoroso. Anche in questo pezzo si può ritrovare un’idea che ricorda molto i testi dei primi Soft Machine. Testi che non parlano né di amore né di concetti o situazioni specifiche, ma prendono spunto da elementi testuali che mai verrebbero messi in musica; ad esempio, "A Concise British Alphabet" del "VOlume Two", in cui viene messo in musica l’alfabeto inglese, nella sequenza originale e retrogradata.
Gli altri brani sono completamente strumentali, con la voce di Wyatt impiegata come uno strumento, cosa che del resto aveva già fatto ampiamente nei concerti dei Soft Machine e in "The end of an ear". Proprio da questo album proviene "Instant Pussy", di fatto una nuova versione del brano "To Carla, Marsha and Caroline", dedicato alla pianista e compositrice Carla Bley, a Marsha Hunt (che doveva diventare la cantante dei Soft Machine) e di nuovo a Caroline Coon. Il brano si sviluppa su un arpeggio si cui si articolano sia la voce di Wyatt che le linee strumentali. "Part of the Dance", il brano che chiude la prima facciata, è un esempio calzante della struttura delle composizioni di Phil Miller. Un riff dal profilo complesso a cui seguono delle parti improvvisate con uno stretto interplay fra tutte le linee strumentali. Wyatt ritiene questo pezzo uno dei più importanti dell’album, perché in questo caso il suo ruolo è di essere solamente la quarta parte del gruppo; né l’autore, né il produttore che riarrangia le altre composizioni. Il titolo del pezzo è stato suggerito da Alfreda Benge, poi sposatasi con Wyatt, tratto da un’affermazione del guru hippy americano Ram Dass (Richard Alpert il suo vero nome) che recita: “Puoi occupartene come se fosse un gran fardello o come se fosse parte della danza.”Il brano di Miller è il preludio alla struttura esclusivamente strumentale dei brani della seconda facciata, sempre riferendosi al formato del vinile.
Le esplorazioni sonore di "The end of an ear" ritornano nella parte introduttiva di "Instant Kitten" basata su loop, vocalizzi e suoni di mellotron riprodotti al contrario. Il riff articolato del pezzo conduce a un solo che ricorda moltissimo quelli di Sinclair nei Caravan; variazioni del riff principale, dalle più semplice alle più complesse, con il tipico timbro dell’organo distorto. Il brano si chiude con una sequenza basata su montaggi di suoni del mellotron, in modo da creare una perfetta simmetria fra parti costruite sull’esplorazione sonora, inizio e fine, e la parte centrale imperniata sulle linee strumentali.
Il titolo del brano successivo non è altro che una sorta di messaggio al suo vecchio compagno Hugh Hopper, con un evidente riferimento alle recenti vicissitudini in seno ai Soft Machine: "Dedicated to Hugh, But You Weren’t Listening". Il titolo ha, però, un doppio significato; fa riferimento al fatto di non essere stato “ascoltato” dal suo vecchio amico nell’ultima parte dell’avventura dei Soft Machine, ma si anche al titolo di un pezzo di Hopper ("Dedicated to You, But You Weren’t Listening") del secondo album dei Soft ("Volume Two", 1969), quando il gruppo era molto unito sia dal punto di vista delle intenzioni musicali che nelle relazioni personali. Anche questo pezzo ha un’introduzione basata su alcune sonorità strumentali, elaborate principalmente attraverso l’effetto eco. Al contrario del pezzo precedente, il riff iniziale, una volta enunciato, ha il ruolo di fornire la base per un’improvvisazione collettiva dei quattro musicisti, con Miller che fa sfoggio del suo personale e originale stile in un lungo solo.
"Beer as in Braindeer" è praticamente la coda del pezzo precedente in cui si sviluppa un’improvvisazione libera. Anche in questo caso si può trovare un evidente riferimento ad alcuni brani di "The end of an ear", con la differenza che, mentre nell’album solista Wyatt editava, montava e mixava le improvvisazioni, qui gli strumentisti improvvisano liberamente senza che ci siano tagli o rimontaggi. Questi due tipi di approcci, quello tendente all’esplorazione sonora e la sovrapposizione di vari eventi sonori, e quello più specificamente strumentale, marcano la differenza delle due parti in cui è strutturato l’ultimo brano del disco, "Immediate Curtain". La prima è un montaggio di vari eventi sonori strumentali trasformati, mentre la seconda si basa su una lenta sovrapposizione di linee del mellotron con un preciso andamento melodico/armonico che si conclude con un lungo accordo tenuto. Un aspetto importante da sottolineare è che i brani della prima facciata e quelli della seconda si susseguono senza soluzione di continuità.
Questi sono i brani presenti nel disco originale. Nel loro insieme sono un esempio dell’impronta creativa di Wyatt, aumentata dalle personalità creative dei musicisti con cui collabora. In uno scambio di corrispondenza Wyatt mi ha confermato che la fase dei Matching Mole era una sorta di passaggio dalle sue prove compositive soliste a un contesto di gruppo, per poi eventualmente sfruttare questo tipo di esperienza in un nuove produzioni solistiche: cosa che poi è realmente successa, anche a causa dell’incidente del 1 giugno 1973, come affermato da Wyatt stesso.
Nell’edizione della Esoteric Records del 2012, formata da due CD, si trova un’aggiunta di contenuti interessanti.
Nel primo disco, oltre alle versioni di "O Caroline" e "Signed Curtain" editate per il formato a 45 giri (pubblicato il 23 giugno 1972 e quasi ignorato dalla maggioranza degli acquirenti dei singoli), c’è una lunga sessione improvvisata basata su "Part of the Dance", intitolata "Part of the Dance Jam". Un lungo brano improvvisato in cui si possono sentire le abilità dei singoli strumentisti e la loro creatività nella costruzione collettiva di un discorso musicale innovativo. Nel secondo disco, invece, ci sono due brani interessanti, che mostrano come, nell’ambito della scena di Canterbury, i pezzi possono circolare e passare da gruppo a gruppo: sono "Memories Membrane" e "Horse". Il primo prende spunto dal brano "Memories" di Hugh Hopper, pubblicato nel disco di provini discografici dei Soft Machine "Jet propelled photographs (1967/1972)", mentre l’altro impiega un riff del brano "Waterloo Lily", dell’omonimo album dei Caravan. Il collegamento con quest’ultimo brano è interessante perché Dave Sinclair non ha preso parte a questo disco dei Caravan, essendosene andato prima, sostituito dal fratello di Phil Miller, Steve. Questo legame potrebbe spiegare l’utilizzo del riff del brano dei Caravan, tenendo anche conto che Phil Miller ha suonato in uno dei pezzi di questo album. Benché l'album "Waterloo Lily" (1972) venga pubblicato successivamente all’album dei Matching Mole, il 19 maggio 1972, le sedute di registrazione si sono svolte nel novembre del 1971.
Gli altri contenuti riguardano differenti takes di "Signed Curtain" e "Part of the Dance", e due sessioni, in date distinte (17/1/1972 e 17/4/1972) per il "John Peel Show" alla BBC Radio One. Questi due ultimi brani sono "Immediate Kitten", una versione dal vivo di "Instant Kitten" con una interessante parte improvvisata, sia nella parte strumentale che in quella vocale; un medley composto da "Marchides", "Instant Pussy" e "Smoke Signal", in cui alle tastiere, più precisamente al piano elettrico, rimane il solo Dave McRae perché Dave Sinclair ha già abbandonato il gruppo. Infatti, quando il disco uscirà, l’8 aprile 1972, la formazione dei Mole vedrà come membro effettivo, nel dipartimento tastiere, il pianista neozelandese, che aveva peraltro collaborato sia al primo album che alla prima sessione del "John Peel Show".
La seconda sessione, infatti, presenta due brani che faranno parte del successivo e ultimo album del gruppo, "Little Red Record" (1972). In questo disco Wyatt sarà veramente la quarta parte del gruppo in qualità di compositore. Ciò rafforza e sottolinea ancora di più l’idea che questo album, "Matching Mole", sia più l’album del batterista che del gruppo e mette in evidenza la singolare originalità e impronta creativa di ciascuno dei due dischi del gruppo.
Wyatt mi ha detto che la sua intenzione con i Matching Mole era di fare “improvvisazioni di gruppo senza usare le formule del jazz d’avanguardia”. Con una tipica espressione wyattiana ha aggiunto “il tentativo era di fare jazz senza le formule del jazz e musica orchestrale senza l’orchestra!”. Di fatto l’improvvisazione e una certa idea di “orchestrare” il suono, soprattutto con l’uso del mellotron, sono degli elementi caratterizzanti di questo disco, molto più dell’impiego della forma canzone.
Conclusasi l’esperienza dei Mole, alla fine del dicembre 1972, Wyatt parte per un soggiorno veneziano insieme alla sua allora fidanzata Alfreda Benge, impegnata nelle riprese del film di Nicolas Roeg "Don’t Look Now" ("A Venezia… un settembre rosso shocking"), uscito nel 1973. Qui con una tastiera Riviera inizia a delineare alcuni brani che al suo ritorno in Inghilterra dovevano servire per la nuova incarnazione dei Matching Mole, formata da Francis Monkman (tastiere), Bill McCormick (basso) e Gary Windo (sassofono). Il progetto musicale purtroppo non si concretizza, a causa dell’incidente occorso a Wyatt il 1 giugno 1973. Alcuni di questi brani, insieme ad altri, comporranno un altro meraviglioso album di Wyatt, "Rock bottom" (1974), considerato non a torto uno dei dischi più importanti del rock progressivo. Un disco che chiuderà idealmente una sorta di ciclo, iniziato con "The end of an ear" e proseguito con i due album dei Matching Mole; di cui il primo album, "Matching Mole", rappresenta un momento creativo estremamente fertile e importante.
Desidero ringraziare calorosamente Robert Wyatt, per avermi fornito numerose informazioni riguardanti sia "The end of an ear" sia il primo album dei Matching Mole, e Alfreda Benge per avermi spiegato l’origine del titolo di "Part of the Dance". Ringrazio anche mio figlio Gabriele, per l’aiuto a dirimere alcuni miei dubbi nella traduzione dall’inglese.
Lelio Camilleri è l'autore di "La musica in grigio e rosa", che abbiamo recensito qui.