Con una voce considerata tra le migliori del rock e con all’attivo una carriera che lo ha visto - tra le altre cose - ridefinire i canoni del genere con i Led Zeppelin e poi, da solista, esplorare anche territori piuttosto distanti dalle atmosfere che hanno caratterizzato il suo lavoro con la leggendaria band britannica, sembra ora strano pensare che Robert Plant possa essersi sentito “intimidito” quando si unì al gruppo da cui ebbe origine la formazione di “Whole lotta love”.
Dopo essersi inserito a tempo pieno nella scena blues delle Midlands e aver suonato in diverse formazioni locali, grazie alla sua militanza in un altro gruppo, i Crawling King Snakes, verso il 1965 Plant entrò in contatto con John Bonham, insieme al quale due anni più tardi si ritrovò poi nei Band of Joy. Nel giro di poco tempo Robert, cresciuto con il desiderio di diventare come Elvis Presley tanto che aveva solo 16 anni quando agli inizi degli anni Sessanta decise di dedicarsi totalmente alla musica, entrò poi in contatto con Jimmy Page che nel 1968 era alla ricerca di un cantante per mettere in piedi una nuova formazione degli Yardbirds. Robert Plant raccomandò quindi Bonzo come batterista per il gruppo di Page e, con John Paul Jones come bassista, si formarono i New Yardbirds, presto ribattezzati Led Zeppelin.
A distanza di oltre cinque cinque decadi, però, il cantante inglese ricorda ancora come “scoraggiante” il momento in cui si trovò a fianco di Jimmy Page e John Paul Jones. In un episodio del programma radiofonico “Desert Island Discs” della BBC, Robert Plant ha infatti osservato:
“Bonham ed io venivamo dalla Black Country, nelle Midlands. Eravamo dei pesci grossi lì, ma all'improvviso ci siamo trovati al fianco di John Paul Jones e Jimmy Page, che erano davvero affermati, di gran lunga più maturi e piuttosto ferrati in tutti i diversi elementi della melodia e della costruzione musicale, e cose del genere. Quindi, in un certo sento, è stato un po' scoraggiante. Anche se volevo davvero stare intorno all'eccellenza, quando mi sono trovato testa a testa con loro, ero davvero un po' intimidito”.
Nel corso della chiacchierata ai microfoni della BBC, Plant ha poi ricordato la prima prova dei futuri Led Zeppelin come “travolgente”, tanto da aggiungere: “Era come se le porte e le finestre di questa sorta di castello di carta fossero spalancate. Eravamo appena volati fuori dalle pareti di uno scantinato verso il mondo”.
A margine della recente puntata di “Desert Island Discs”, il cantante ha inoltre ricordato il compianto John Bonham, la cui scomparsa avvenuta nel settembre del 1980 portò i Led Zeppelin a prendere la decisione di dare l’addio alle scene come gruppo e a tornare a suonare dal vivo insieme solo in sporadiche occasione. Ripensando alla “bontà d’animo” di Bonzo quando questo lo aiutò ad affrontare la morte del figlio Karac, che perse la vita a soli cinque anni nel 1977, Robert Plant ha quindi ammesso di non essere riuscito ad ascoltare la musica della leggendaria formazione di “Stairway to heaven” nel periodo successivo alla scomparsa di Bonham.
“Un giorno mi recai alle prove con lui e tornai senza di lui”, ha ricordato il cantante britannico, sottolineando poi di aver totalmente voluto bene al batterista. Ha aggiunto: “Per giorni e per settimane non mi sono mai azzardato ad ascoltare il passato. Poi una volta, all’improvviso, mi sono ritrovato inchiodato ad ascoltare un brano di cui ero in parte responsabile. Sono completamente fuori di me per l’orgoglio di aver potuto fatto parte di quell’enorme esplosivo mentale che era la creatività del gruppo”.