Chris Cornell e l’origine dei suoi tormenti

In un’intervista, nel 2006 il compianto musicista spiegò il motivo scatenante dei suoi problemi

Quella di Chris Cornell era davvero una delle voci più belle del rock, tanto da meritarsi un disco postumo di cover intitolato "No one sings like you anymore”. La vita di Christopher John Boyle, questo il nome all’anagrafe dell’artista, fu spezzata quando, stanco di combattere contro i propri tormenti, la depressione e i pensieri negativi che lo avevano afflitto per anni, decise di lasciarci all'età di 52 anni, il 18 maggio 2017 a Detroit, dopo un concerto con i suoi Soundgarden.

Nonostante alla fine decise di non lottare più e darla vinta al lato oscuro, nel corso della sua carriera e della sua vita il musicista è riuscito per anni a evitare che i problemi di salute mentale lo definissero, pur dimostrandosi aperto e onesto nel parlare della propria battaglia. Nel 2006, a margine di un’intervista concessa alla rivista musicale statunitense SPIN, il compianto frontman di Soundgarden e Audioslave raccontò addirittura il motivo scatenante dei suoi tormenti e l’origine della sua depressione con cui si sarebbe scontrato per il resto della sua vita.

Per rispondere alla domanda su cosa avesse scatenato la depressione che lo aveva afflitto seriamente da adolescente e per raccontare come un incidente avvenuto quando era giovane avesse dato origine ai suoi problemi di salute mentale, Cornell narrò:

“Ho avuto una brutta esperienza con il PCP [una sostanza allucinogena conosciuta anche come ‘polvere d’angelo’, ndr.] quando avevo 14 anni e ho sofferto di attacchi di panico. Ovviamente, non avevo detto a nessuno la verità. Non è che vai da tuo padre o dal medico a dire di aver fumato PCP e di stare passando un brutto periodo. Così, sono diventato più o meno agorafobico e soffrivo di flashback. Tra i 14 e i 16 anni non ho avuto praticamente amici. Passavo la maggior parte del mio tempo stando in casa. Prima di allora, la vita era piuttosto bella. Il mondo era grande e sentivo di poter fare tutto ciò che volevo. Improvvisamente, mi sono sentito come se non potessi fare nulla. Ma, stando in isolamento, la mia immaginazione ha avuto occasione di correre”.

Gli effetti provati in adolescenza dopo l’assunzione di sostanze allucinogene non tennero però Chris Cornell lontano dalla droga a lungo, che ricominciò a farne uso verso la fine dei vent’anni sviluppando una dipendenza dall’alcol. “Non mi sono mai drogato fino alla fine dei miei 20 anni. Sfortunatamente, essendo figlio di due alcolisti, ho iniziato a bere molto, ed è quello che alla fine mi ha riportato alla droga”, spiegò il musicista. “Si sente spesso dire che l'erba conduca a droghe più pesanti. Ma penso che l'alcol sia ciò che ti porta a tutto, perché toglie la paura. La peggiore sperimentazione di farmaci che abbia mai fatto è stata perché ero ubriaco e non mi importava”.

Il prossimo maggio saranno ormai trascorsi cinque anni da quando l’artista si tolse la vita in una camera del MGM Grand Hotel di Detroit, nel Michigan, dopo un concerto dei Soundgarden, riformatisi nel 2010 e con i quali Cornell era tornato a pubblicare un disco, “King animal”, nel 2012, a distanza di sedici anni da "Down on the upside”. L’ultimo progetto solista pubblicato da Chris Cornell - che nel corso della sua carriera ha portato avanti un percorso in “proprio” oltre che collaborare con altri gruppi come, tra gli altri, i Temple of The Dog e gli Audioslave - mentre era ancora in vita, è invece “Higher truth” del 2015. In quel periodo Cornell era spesso impegnato in tour acustici e nel corso dei suoi show era solito proporre diverse cover, tra cui quella di “Nothing compares 2 u”.

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