I re del metalcore di Buffalo sono giunti al capolinea. Con un comunicato congiunto quattro quinti degli Every Time I Die - i chitarristi Jordan Buckley e Andy Williams, il bassista Stephen Micciche e il batterista Clayton “Goose” Holyoak - hanno annunciato di aver lasciato definitivamente la formazione che aveva debuttato nel 2001 con l’album “Last Night in Town” e che con la propria ultima, nona prova in studio sulla lunga distanza - “Radical”, uscita appena lo scorso mese di ottobre - aveva conquistato la vetta nella classifica dei migliori album metal dell’anno passato compilata da Kerrang.
Non è stata una separazione serena, quella degli Every Time I Die. Buckley, Williams, Micciche e Holyoak, in un comunicato congiunto, hanno esposto le proprie ragioni, accusando il cantante Keith Buckley - fratello di Jordan - di aver tagliato ogni canale di comunicazione con il resto della formazione. “Il nostro ultimo concerto con gli Every Time I Die è stato quello dell’11 dicembre scorso”, si legge nella nota diffusa dai quattro musicisti: “Speravamo che si trovasse un compromesso legale che spiegasse la verità, ma siamo stati informati oggi di un’operazione pianificata e non concordata tra le parti, atta a controllare la narrazione di quanto accaduto a vantaggio di un solo elemento del gruppo”. Il frontman, ovviamente. “Con Keith non abbiamo avuto alcuna comunicazione diretta”, prosegue il comunicato: “Perché è impossibile comunicare con lui, o - meglio - lui ci ha tagliato qualsiasi canale di comunicazione avesse con noi. Gli Every Time I Die erano questi cinque elementi, e non abbiamo mai preso in considerazione altre eventualità: non c’è verso che il gruppo prosegua con un altro cantante”.
Questa la campana della band. Keith Buckley, dal canto suo, non ha rinunciato a replicare, pubblicando sui suoi canali social una lettera di uno studio legale di New York - datata 20 dicembre 2021 - nella quale si richiede un incontro per stabilire i “termini commerciali di una separazione amichevole tra le parti” con la band. E accusando implicitamente gli (ex) compagni di gruppo di volerlo estromettere dalla formazione. Nella missiva Buckley viene invitato a “desistere dal fare qualsiasi dichiarazione che diffami, denigri o critichi in qualsiasi modo il prestigio, l’immagine, la reputazione e la condotta del gruppo”, cessando immediatamente di utilizzare “nome, logo e altri asset del gruppo fino a quando non ci sarà un accordo formale di separazione tra le parti”.
La crisi, d’altra parte, era nell’aria. All’inizio dello scorso dicembre il gruppo aveva ammesso pubblicamente di essere al lavoro su non meglio specificati “problemi” con il proprio frontman, dopo che Buckley - pochi giorni prima - aveva annunciato una pausa improvvisa dalle attività musicali per “prendersi cura” del proprio stato mentale, accusando il resto della band di “insensibilità” per voler continuare con i concerti a tutti i costi, anche senza di lui.
“Keith ha bisogno di prendersi questo tempo per riposarsi e prepararsi in vista dei prossimi show, e gli auguriamo una pronta guarigione”, fece infatti sapere il gruppo: “Capiamo anche che molti di voi non vedevano l'ora di assistere a questi ultimi concerti del tour di ‘Radical’: non volendo deludervi, quindi, suoneremo questi ultimi tre spettacoli senza un cantante”.
Il gruppo, successivamente, decise di cancellare - a causa dell’aumento dei contagi da SarS-Cov-2 negli USA - gli ultimi concerti in calendario per il 2021, scusandosi con i fan e legittimando pubblicamente il proprio frontman: “Keith è un elemento fondamentale di questo gruppo, e ci scusiamo se le nostre precedenti dichiarazioni l’abbiano fatto sembrare in via di guarigione o insensibile alle esigenze della band”. Tentativo di riconciliazione in extremis che, evidentemente, non è bastato.