Di gruppi che annunciano solennemente lo scioglimento per poi tornare sui propri passi appena qualche anno dopo alla storia del rock ne sono stati consegnati parecchi - buoni ultimi, i Motley Crue: i fan degli Slayer che confidino in un ripensamento da parte della band di "Reign in Blood", che il 30 novembre scorso, al Forum di Los Angeles, ha tenuto il proprio ultimo concerto, abbandonino pure ogni speranza, perché le possibilità di rivedere in azione Tom Araya e Kerry King sono praticamente nulle. Almeno secondo Gary Holt, chitarrista che nel 2013 fu chiamato a riempire il vuoto lasciato dalla scomparsa di Jeff Hanneman.
"Per quel che ne so è finita", ha spiegato Holt a Dean Delray per il podcast "Let There Be Talk": "La gente dice 'magari torneranno insieme tra qualche anno': non lo so. Se mai succederà, io non ci avrò niente a che fare. Ripeto, per me è finita. E credo che lo debba essere. Il gruppo ha chiuso col botto, alle proprie condizioni: quante altre band possono dire la stessa cosa?".
"Siamo tutti contenti a fare le nostre cose", ha proseguito Holt: "Cazzo, se sono contento. Non che gli Slayer non mi rendessero felice - alla fine eravamo una famiglia - ma sono tornato alla mia prima famiglia [gli Exodus]. Non sono tornato con i fratellastri, ma con i miei veri fratelli, che mi sono mancati".
L'idea che lo show dello scorso novembre potesse non rappresentare la calata definitiva del sipario sulla quasi quarantennale carriera della formazione losangelina fu ventilata dal manager del gruppo, Rick Sales, pochi giorni prima dell'evento al Forum:
"Ci sono ancora un paio di cose in ballo. Di certo hanno preso la decisione di chiudere con i concerti, ma questo non implica necessariamente lo scioglimento della band. E' solo la fine della loro attività dal vivo. L'ho sempre pensata come una cosa del tipo 'lascia mentre sei in cima'. E loro hanno scelto di fare così. Non stanno cercando di mungere i propri fan, e - da questo punto di vista - credo che abbiano fatto la scelta giusta"