Alex Lifeson (Rush) non si sente motivato a suonare dopo la morte di Neil Peart

Il chitarrista canadese racconta che, per la scomparsa del batterista, sta avendo qualche difficoltà a trovare conforto nella musica.

Il chitarrista della storica band canadese ha raccontato che, in seguito alla scomparsa del batterista e paroliere dei Rush Neil Peart - deceduto all’età di 67 anni lo scorso 7 gennaio - non è ancora riuscito a trovare conforto nella musica."È stato difficile", ha detto Alex Lifeson alla giornalista sportiva Ann Liguori, a margine di un’intervista per lo show “Talkin’ Golf” e ripresa dalla rivista statunitense Rolling Stone. "Dopo la scomparsa di Neil avvenuta a gennaio, ho suonato pochissimo la chitarra. Non mi sento ispirato e motivato”.

Lifeson ha spiegato di provare la stessa sensazione accusata dopo la morte della figlia adolescente di Peart, vittima di un’incidente stradale nel 1997, e a seguito della scomparsa della moglie del batterista, avvenuta nello stesso anno. “Non ho suonato per circa un anno [dopo questi avvenimenti]”, ha ricordato il chitarrista che ha aggiunto:

“Al momento non lo sento nel mio cuore. Ogni volta che prendo la chitarra, giocherello un po’ e la poso dopo dieci minuti. Normalmente, prenderei una chitarra e suonerei per un paio d'ore senza nemmeno rendermi conto che sto impiegando così tanto tempo. So che tornerà.”

Lo scorso 27 marzo la band canadese, per celebrare i quarant’anni dall’uscita del settimo album dei Rush - uscito originariamente il 14 gennaio 1980 - ha pubblicato la ristampa di “Permanent Waves”, contenente tracce live inedite e registrate durante le tappe del “Permanent Waves Tour”.

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