In “I’m Not Down”, Mick è riflessivo, parla di come i ricchi non siano felici come si potrebbe pensare, ma anche essere poveri non è molto divertente. Affronta di petto anche l’argomento depressione, usando un grattacielo come metafora. È sprezzante di fronte a tutte queste avversità, un atteggiamento rinforzato dal pop compatto e agile, quasi nervoso, della traccia musicale della band, accentuato dai timbales di Topper su un beat caraibico che sparisce velocemente così come è arrivato. Ad accrescere la raffinatezza della traccia ci sono due tipi di break e, a chiudere, una coda interessante, costruita con accordi jazzy mai sentiti in precedenza sovrapposti a trame sonore post-punk.
“I’m Not Down” è stata nella scaletta della band per soli tre mesi, ciononostante il brano è diventato nel corso degli anni uno dei preferiti dai fan.
Domani scriveremo di “Revolution rock”.
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I testi sono tratti dal libro di Martin Popoff “The Clash. Tutti gli album – Tutte le canzoni”, pubblicato da Il Castello, per gentile concessione dell’editore; al libro rimandiamo per la versione integrale dei testi di presentazione delle canzoni di “London calling” e di tutti gli altri album dei Clash.