La canzone si apre in modo divertente ma eloquente, con un accordo che ricorda “A Hard Day’s Night” dei Beatles, dopo di che Joe pronuncia la sua battuta su come il vino “allenti le viti sul retro della lingua,” un’immagine che suggerisce che l’adulazione da parte delle etichette porta le band a firmare a condizioni favorevoli per chi manda avanti la baracca. Ne consegue un tacito accordo sul fatto che l’intero gioco sia stupido e che entrambe le parti cercheranno di stare un passo avanti.
Tornano di nuovo alla mente gli Who nel pasticcio rumoroso alla fine. Joe si unisce all’improvvisazione, balbettando qualcosa sul rock ’n’ roll, suggerendo l’identificazione dei Clash come i quattro cavalieri, o, al contrario, quattro babbei che stanno per essere calpestati dai Cavalieri dell’Apocalisse.
Domani scriveremo di “I’m not down”.
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I testi sono tratti dal libro di Martin Popoff “The Clash. Tutti gli album – Tutte le canzoni”, pubblicato da Il Castello, per gentile concessione dell’editore; al libro rimandiamo per la versione integrale dei testi di presentazione delle canzoni di “London calling” e di tutti gli altri album dei Clash.