“The Card Cheat” suona esuberante perché Bill Price e Mick Jones (Guy Stevens è stato ormai di fatto tagliato fuori in questa fase della produzione) raddoppiano le tracce dell’intera canzone, compresa quella di batteria, per avere l’effetto del Wall of Sound di Phil Spector. Il risultato è particolarmente sfarzoso grazie al pianoforte a coda e ai fiati dilaganti, per non parlare della prestazione delicata ma appassionata di Mick e del tocco leggero di Topper, simile qui a quello di Brian Downey dei Thin Lizzy. E niente chitarre!
Dal punto di vista del testo, il brano vede un giocatore d’azzardo riflettere sul fatto che sta buttando via la vita, prima di prendere l’ultima decisione sbagliata e mettere giù il re di picche che nasconde nella manica.
La goffa manovra viene smascherata e il giocatore viene sommariamente liberato da una vita di rimpianti (e alcool e oppio) da una pallottola, mentre implora invano di avere più tempo.
Il messaggio finale è che, non appena pensi di vedere in faccia la morte, assicurati di fare provvista d’amore e vita, perché non sai quando il custode del tempo ti metterà una mano sulla spalla.
Domani scriveremo di “Lover’s rock”.
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I testi sono tratti dal libro di Martin Popoff “The Clash. Tutti gli album – Tutte le canzoni”, pubblicato da Il Castello, per gentile concessione dell’editore; al libro rimandiamo per la versione integrale dei testi di presentazione delle canzoni di “London calling” e di tutti gli altri album dei Clash.