E' uscito "Springsteen on Broadway", documentazione audio dello spettacolo dei record di del Boss al Walter Kerr Theathre, sulla 48° strada a New York. Il giorno dopo verrà pubblicato anche in versione video. Il CD è la registrazione audio di uno spettacolo da record, in termini numerici: oltre 220 replice, 100 milioni di dollari di incasso. Ma quello che più conta è la dimensione musicale: un Bruce Springsteen senza filtri, che canta versioni minimali, di pura emozione, delle sue canzoni.
Continuiamo il nostro speciale con un track-by-track: la storia e l'analisi di ogni canzone delle 16 in scaletta. Oggi parliamo di "The Rising", tredicesimo brano in scaletta. La title-track del disco del 2002 assume qua un nuovo significato: originariamente venne scritta per cantare la rinascita, dopo il crollo delle torri gemelle del 2001.
Qua viene messa in scaletta dopo "The ghost of Tom Joad", che è struggente e bellissima, sì, con quella percussione sul dorso della cassa della chitarra e parla di Donald Trump senza nominarlo. Eppure TGoTJ perde il confronto con una delle versioni più intense di “The rising”: dopo l’11 settembre di 17 anni fa c’è bisogno di una nuova redenzione, di una nuova rivalsa, di una nuovarinascita e di una nuova resurrezione. Anche se acustica, riesce in questa versione a conservare quel bellissimo crescendo dell’originale, e la potenza elettrica è qui surrogata dal coro che Springsteen canta al sé stesso solista ripetendo ad libitum “a dream of life, a dream of life”.
“Springsteen on Broadway”, la recensione del disco (di Claudio Todesco)
Bruce Springsteen, Broadway e il rock: la storia di uno spettacolo da record (di Gianni Sibilla)