Le aste dei microfoni di Crosby Stills & Nash stanno a due metri di distanza l’una dall’altra, sul palco. Anzi, Stills, Nash e Crosby, da sinistra a destra: L’inglese, uguale a se stesso se non fosse per i capelli bianchissimi, sta in mezzo, tra gli altri due, ed è quello che sorride e parla di più. Ogni membro del supergruppo canta dalla sua posizione - ogni tanto uno si sposta verso l’altro, o verso i membri della band, alle spalle. Stills qualche volta si mette a lato palco, salvo prendersi il centro della scena e avvicinarsi alla platea durante gli assoli. Crosby, giacca nera, quando non imbraccia la chitarra, tiene le mani in tasca, tirando fuori la sua potente voce senza alcuno sforzo apparente. Sembrano interagire poco - c’è un solo momento in cui tutti e tre si avvicinano l’uno all’altro: nella coda di “Almost cut my hair”, in cui imbracciano le chitarre elettriche, nello stesso metro quadrato, guardandosi da vicino.
Ma non ci si faccia ingannare dalla prossemica: l’intesa musicale Crosby Stills & Nash è sempre perfetta, anche nel 2015. Assieme, i tre ne hanno fatte di tutti i colori. Litigate epocali - l’ultima è quella dell’anno scorso, tra Crosby e il “quarto”, Young - e altre cose molto rock ’n’ roll. Ma hanno fatto soprattuto grande musica, che molta gente vuole ancora ascoltare - il teatro è sold-out da tempo. Negli ultimi anni hanno sicuramente trovato un loro equilibrio: alternano le prove soliste a tour a due (abbiamo spesso visto Nash & Crosby da soli) a tour in trio. La data agli Arcimboldi di Milano è la prima di tre in Italia (seguono domani Padova e domenica Roma); erano passati l’ultima volta nel 2013. L’anno scorso era venuto Crosby da solo, nel 2011 Crosby & Nash.
L’attacco della serata è da brivido, e basta vedere la scaletta, per rendersene conto. Sembra un’affermazione ovvia, da Catalano (ricordate l’oponionista di “Quelli della notte”? Quello che diceva cose tipo “È meglio innamorarsi di una donna bella anziché di un mostro”), ma con Stills la musica del gruppo è tutta un’altra storia dai concerti a due o da soli. Fin dalla prima canzone Stills si prende un assolo dietro l’altro. Caracolla un po’, ma quando è concentrato sulla chitarra, è come se gli anni non fossero mai passati. Shane Fontayne, bravissimo chitarrista già visto con Crosby & Nash, più recentemente con Jackson Browne (e negli anni ’90 con l’altra band di Springsteen) è inevitabilmente relegato al ruolo di spalla, in ombra sullo sfondo. Ma la band (in cui non si può non notare il grande Russ Kunkel alla batteria, e il figlio di Crosby James Raymond al piano) è solida, e rende benissimo un repertorio pressoché solo di classici, con qualche concessione ad inediti “Myself at home” e “Somebody home” di Crosby (“Le canzoni nuove sono vita”, dice presentandola).
Anche quando sono da soli, però, la classe emerge tutta: uno dei momenti più belli della serata è “Guinnevere”, solo una chitarra acustica e le voci di Nash e Crosby che si intrecciano alla perfezione.
Il finale è un doppio 1-2 da KO. Prima quello elettrico e acido di “Almost Cut My Hair" seguito “Wooden Ships”, poi quello più melodico “Teach Your Children” seguito da una “Suite: Judy Blue Eyes” con Stills che fa il mago sulla chitarra acustica nei cambi di tempo della canzone, tra un’armonia vocale e l’altra. Solo su quest’ultima canzone, un po’ di gente esce dalle poltrone per andare sotto palco a cantare e ballare. Qualcuno rumoreggia, vorrebbe ancora qualcosa, ma dopo che una canzone del genere, con quelle voci e quella storia, cosa puoi cantare ancora? Cos’altro si può fare se non andare a casa felici, sapendo di avere visto un pezzo di storia del rock?
(Gianni Sibilla)
Set 1
Carry On/Questions
Marrakesh Express
Long Time Gone
Just a Song Before I Go
Southern Cross
Cathedral
Our House
Déjà Vu
Bluebird
Set 2
Helplessly Hoping
Myself at Last
Somebody Home
Guinnevere
Virtual World
Chicago
Almost Cut My Hair
Wooden Ships
Bis
Teach Your Children
Suite: Judy Blue Eyes