The Observer 2013: l'intervista a Mara

Due settimane fa abbiamo presentato Mara sulle pagine di The Observer. La settimana scorsa, invece, commentato il suo album d’esordio, l’interessantissimo“Dots”.

Oggi, invece, abbiamo preso contatto direttamente con la cantautrice ravennate per scambiare due parole e conoscerla più da vicino, chiudendo così lo spazio della nostra rubrica a lei dedicato.
Mara, di professione, è musico terapista e insegnante di avviamento musicale per bambini: passione e lavoro che, nel suo caso, coincidono sia dentro, che fuori dallo studio di registrazione… “Forse più che coincidere posso dire che si completano a vicenda” esordisce Mara. “Credo che sia una gran fortuna. Immagino che il relazionarmi con le persone attraverso il timbro di uno strumento, o il suono della voce o quello dei silenzi, come m’insegna la musicoterapia, mi porti inevitabilmente ad affinare un certo modo di ascoltare, che mantengo in ogni altra esperienza extra lavorativa. La necessità di costruirmi un baricentro, misurarmi prima con me stessa, per avere una base solida da cui partire. Nel lavoro, invece, tendo ad utilizzare la composizione musicale per poter costruire e conoscere parti della persona che ho davanti attraverso le sue parole, la sua musicalità e la sua identità sonora”.



"Dots" è il suo disco d'esordio. Un disco che abbiamo avuto modo di approfondire, come già si diceva poco fa, attraverso la recensione uscita venerdì scorso. Com’è arrivata Mara fino a qui è lei stessa a raccontarcelo: “I pezzi in realtà li ho scritti tutti nell’arco di sei / sette anni, e l’obiettivo non era assolutamente farne un disco, ma soltanto crearli e dargli una loro forma; fino a qualche anno fa per me già solo questo era il traguardo” ammette Mara a Rockol. “La voglia di racchiuderli in un disco è arrivata successivamente, una volta che i singoli pezzi avevano trovato una loro identità. Solo da quel momento Dots è diventato l’obiettivo”. Un obiettivo da raggiungere con l’aiuto di una serie di numi tutelari che hanno, per così dire, “vegliato” su di lei fin dagli esordi. La sua biografia dice, infatti, che Mara è cresciuta ascoltando Beatles, Barrett, Portishead e dEUS e, nella nostra recensione del disco, abbiamo cercato di trovare delle connessioni tra questi e la tua musica che, però, stilisticamente tende a smarcarsi da questi riferimenti… “Mi fa piacere che abbiate scelto la parola smarcarsi perché nella costruzione di ogni pezzo ho ricercato uno stile molto personale, cercando di evitare il più possibile strade già percorse. Ciò che mi è rimasto addosso è la forte identità della musica e degli artisti che ho ascoltato. Ad esempio di Syd Barrett ho sempre ammirato il suo disordine musicale, una scompostezza nel costruire i pezzi che ho ritrovato anche nei Beatles, e poi nei dEUS”.


Pezzi che poi sono passati tra le mani di Francesco Giampaoli, colui che ha anche arrangiato, suonato e registrato il disco nel suo home studio. Non dimentichiamo poi i featuring di Antonio Gramentieri e Eloisa Atti: “Ho conosciuto Francesco nel 2008” ci racconta Mara, “avevo ascoltato qualche suo lavoro e gli ho chiesto se poteva ascoltare qualche mio pezzo. Mi è piaciuto da subito il suo modo di approcciarsi ai brani e di cogliere l’intenzione rispettando con attenzione la loro natura. Nel disco poi hanno suonato anche due dei suoi abituali collaboratori: Antonio Gramentieri dei Sacri Cuori, di cui anche Francesco fa parte, ed Eloisa Atti, che nel mio disco ha caratterizzato due brani con la sua concertina e che ha collaborato anche all’ultimo album dei Sacri Cuori, ‘Rosario’”.
Dischi "intimi" come "Dots" devono essere per forza legati ad un ambiente di registrazione di tipo domestico (e di rimando, indipendente) per esprimersi al meglio? “Dots è stato registrato ricercando suoni caldi, che potessero avvicinare e avvicinarsi alle sonorità che più mi colpiscono e ricerco quando ascolto musica. Credo che siano necessarie per esprimere intenzioni”.




Un disco, come abbiamo visto, molto rassicurante; molto breve come minutaggio ma ricco di suggestioni... molto visivo: “La brevità è una caratteristica a cui tenevo molto perché riporta direttamente alle suggestioni di cui hai colto la direzione” ammette Mara. “Tutti i brani rappresentano una fotografia, lo scatto di un preciso momento, e così il disco stesso è un fermo immagine a più ampio spettro. Le fotografie sono state il filo conduttore principale di tutto questo lavoro. Per la copertina ho chiesto a Lourdes Cabrera di fare degli scatti a dei miei oggetti personali che le ho inviato in una scatola a Madrid, dove vive e lavora, perché volevo che fossero loro a raccontare una storia. Spesso nei vari viaggi in macchina” parlando poi d’influenze in senso più stretto, “ascolto Nina Simone, Ella Fitzgerald, Cole Porter e ultimamente sto ascoltando nel giradischi molta musica classica, soprattutto 800 e primi 900”.


Per chiudere la chiacchierata, la domanda di rito è un po’ sempre la stessa, e cioè qualche accenno ai piani per l'immediato e per il futuro: “Nelle prossime settimane faremo dei concerti in giro per l’Italia e per chi vuole può tenersi aggiornato visitando il mio sito: www.maraluz.net. Inoltre a breve uscirà il nuovo video di ‘Your lies’ che abbiamo girato la settimana scorsa a Milano con la regia di Alessandro Riva”.
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