Al Green, grazie a Obama vendite in sù del 490%

Un po' superficialmente, l'industria discografica potrebbe trarre queste conclusioni dai dati recentemente estrapolati dall'andamento delle classifiche statunitensi: se sei un artista - magari non più giovanissimo e di ambito soul/r'n'b - e vuoi rilanciare massicciamente il tuo catalogo sul mercato le opzioni che ti si potrebbero parare davanti sarebbero essenzialmente due. La prima è morire (si vedano i casi Michael Jackson o Etta James), la seconda è far sì che il presidente del tuo Paese canticchi un tuo brano davanti alle telecamere dei maggiori network nazionali e che il suo staff - che data la vicinanza di un'agguerrita campagna elettorale vede qualsiasi elemento viralizzabile, come si direbbe oggi, come una manna dal cielo - trasformi in tempo record l'estratto audio in una suoneria cellulare. Lo sa bene Al Green, che grazie alla breve performance di Obama offerta durante un comizio all'Apollo Theater di New York sulle note della sua "Let's stay together" ha visto le vendite del brano - ovviamente nella sua versione originale, quella inserita nell'omonimo album del 1972 ma pubblicata come singolo già l'anno precedente - impennarsi del 490% in meno di sette giorni. La dimostrazione? I dati numerici: stando ai maggiori online store americani, solo nel weekend immediatamente successivo alla performance dell'inquilino della Casa Bianca, ben 16.000 clienti hanno acquistato una copia della canzone.


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"Non preoccuparti, Reverendo: non sarò mai in grado di cantare come te", scherzò Obama - che grazie al solo evento organizzato nel tempio newyorchese del soul ha raccolto oltre 3 milioni di dollari da impiegare nella campagna per la prossima tornata presidenziale - cedendo la parola all'artista di Forrest City, Arkansas.
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