25° Premio Tenco: le parole di Roberto Vecchioni

Al Premio Tenco di quest’anno il vero festeggiato è lui, Roberto Vecchioni, che nel suo tabellino personale ha fatto registrare 25 presenze su 25 edizioni della rassegna. Un ‘premio fedeltà’ che il Professore ha accettato con gioia, così come l’omaggio fattogli da alcuni dei cantautori presenti alla tre giorni. E l’intervista con Rockol diventa un pretesto per parlare di parole, per esplorare le mille sfaccettature del mestiere di Vecchioni che ne vedono inevitabilmente l’utilizzo: “Le parole significano e sono, perché altrimenti anche i segni e le espressioni hanno significato, e forse per comunicare le parole sarebbero quasi superflue. Invece le parole sono, disegnano scenari, creano mondi diversi come diverse sono le parole scelte per crearli”. Parole come quelle utilizzate per il tuo diario del tour pubblicato su Rockol: “Sì, in quel caso, nonostante l’esigenza di comunicazione fosse legata alla rapidità e alla sintesi, mi sono avvicinato alle parole come sempre, delegando loro l’espressione di quanto andava succedendo”. E parole come quelle del tuo romanzo: “...che ho imparato a mettere insieme sull’esempio di grandi maestri. Non credo che il mio pubblico ‘librario’ sia diverso da chi mi segue abitualmente, al contrario: credo che chi compra i miei libri sia convinto di portarsi a casa qualcosa di mio in un’altra forma”. L’insegnamento prosegue con alcuni incarichi universitari: terrai lezioni sui primi tre album di Guccini e tre di De André che sono “La buona novella”, “Tutti morimmo a stento” e “Non al denaro, né all’amore né al cielo”. Ti sembrano in qualche modo legati? “No, più che altro dovevo darmi un limite nella trattazione di due autori così importanti, perché le lezioni sono poche, e così ho pensato che avrei dovuto concentrarmi su qualcosa. L’argomento di quegli album di De André è sufficientemente interessante da spiegare da solo la mia scelta, mentre per i primi tre album di Guccini ho scelto di concentrarmi sul primo periodo della sua carriera, quello in cui – come nel prologo di un libro - sono contenuti i semi di tutto ciò che avrebbe sviluppato in un secondo tempo”.
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