Stando a quando riferito in alcuni cablogrammi intercettati da Wikileaks e pubblicati oggi dal New York Times, diverse star di prima grandezza del panorama pop e r'n'b americano - come, tra le altre, Beyoncé, Mariah Carey, Usher e Lionel Richie - avrebbero accettato ingaggi per esibirsi ad feste private organizzate dalla famiglia Gheddafi: a far finire sul libro paga del dittatore libico i re delle chart a stelle e strisce sarebbero stati i figli del raiss, pronti a non badare a spese per far passare ai propri ospiti momenti memorabili. Teatro delle tanto contestate quanto redditizie esibizioni sarebbe stata l'isola di St. Barts, paradiso caraibico nelle Antille Francesi: Muatassim Gheddafi, consulente per la sicurezza del governo libico, avrebbe sborsato una cifra enorme per assicurarsi, la notte dello scorso 31 dicembre, le ugole di Beyoncé e Usher, mentre il fratello Seif al-Islam - divenuto celebre negli ultimi giorni per il minaccioso messaggio televisivo alla nazione nel quale prometteva di soffocare nel sangue i moti di rivolta nelle strade di Bengasi - la stessa sera (ma nel 2009) avrebbe elargito un milione di dollari a Mariah Carey per movimentare il suo party. La reazione dell'opinione pubblica statunitense a queste rivelazioni è abbastanza ambivalente: se il Colonnello fu tra i bersagli dell'amministrazione Reagan, che nel 1986 ordinò un raid aereo su Tripoli nel tentativo di eliminarlo, l'amministrazione Bush fu decisamente più morbida nei confronti del regime di Gheddafi, arrivando addirittura a considerarlo un alleato nella guerra al terrorismo di matrice islamica. E' altrettanto vero, però, che la durezza del regime instaurato dal raiss nel Paese nordafricano da anni era nota da tempo. E, al giudizio di alcuni osservatori d'oltreoceano, accettare denaro dai familiari del suo fondatore potrebbe implicare l'accettazione dello stesso da parte dei beneficiari.
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24/02/2011