Dovrebbero essere tutte così, le biografie dei cantanti. Ben scritte, informate, dettagliate senza essere maniacali, appassionate, coinvolgenti. Leggendo questa biografia di Enzo Jannacci ci ho trovato tutto quello che volevo, e anche qualcosa di più: la competenza sulla materia, la partecipazione umana, la capacità di evitare l’agiografia e di sottolineare non solo i momenti di successo ma anche quelli di eclissi creativa.
Leggendola, anche quelli che non hanno voluto bene a Jannacci da vivo – magari perché non lo conoscevano, magari perché non lo sentivano vicino ai propri gusti, magari perché non hanno capito che non era (solo) un personaggio buffo ma era (anche) una maschera drammatica – capiranno che a Jannacci dobbiamo tutti un ringraziamento per quello che è stato, per le cose che ha scritto e cantato, per l’importanza che ha avuto il suo lavoro per la storia della musica italiana. Una canzone come “Ti te sé no” basterebbe da sola a definirne la grandezza: e in questo periodo, in cui si parla tanto - e spesso a sproposito - del progetto di insegnare i cantautori nelle scuole, mi sembra importante sottolineare che Jannacci, nei suoi momenti migliori, è stato davvero un poetico cantore della piccola gente.
Franco Zanetti