Questo volume – la cui prima pubblicazione in lingua inglese risale a quattro anni fa, quindi non è freschissimo – esplora l’epopea di Ace Frehley, chitarrista originale della band (in organico fra il 1973 e il 1982 nei panni dello Spaceman) e poi apprezzato musicista solista, anche se tormentato e oggettivamente ostacolato da una pericolosa passione per alcool e droga. Gli ingredienti, sulla carta, sono di quelli leggendari: una delle rock band più esagerate del pianeta, un chitarrista amante degli eccessi, le dinamiche e le frizioni con Gene Simmons e Paul Stanley... ci si aspetterebbe un libro esuberante, un po’ cafone ma godibilissimo, nello stile di “The dirt” dei Motley Crue... invece – purtroppo – la sensazione è che il tutto sia annacquato, blando, come se Ace avesse deciso di smussare gli angoli e concentrarsi più sulla musica e il suo rapporto con la stessa, invece che sul “wild side”, luogo che notoriamente ha frequentato in modo assiduo per decenni.
A parte questa piccola delusione – il gossip rock e l’eccesso sono pur sempre dei “guilty pleasures” irrinunciabili – non mancano comunque gli aneddoti divertenti (sapevate che nella prima versione della sceneggiatura del film “Kiss meets the phantom of the park” Frehley non aveva nessuna battuta e doveva solo fare, ogni tanto, una specie di verso da pappagallo?).
Insomma, è una buona lettura, ma resta un po’ di voglia di saperne di più: in fin dei conti Frehley fu cacciato dai Kiss per il suo comportamento folle, e il libro è quasi... tranquillo!
(Andrea Valentini)