Questo volume firmato da Thompson, invece, ne rappresenta – se vogliamo – un’integrazione, occupandosi deliberatamente solo del “personaggio” Alice Cooper e dell’omonima band: in pratica racconta le vicende artistiche, gli exploit sul palco, le trovate sceniche e le dinamiche professionali di Alice e della band (lasciando fuori, per quanto possibile, le vite personali dei singoli componenti, Fournier compreso).
Per intenderci: in questo libro non si leggerà nulla o quasi a riguardo di demoni personali, alcolismo, droga, donne e golf... queste sono faccende che hanno interessato, e interessano tuttora, Vince Fournier, l’essere umano. Qui troveremo, in gran parte, storie di ghigliottine, bambole impalate, colazioni a base di champagne, dichiarazioni a effetto per la stampa, invenzioni dei giornalisti: insomma, tutto ciò che costituisce l’universo parallelo della finzione artistica.
A colpire, alla fine della lettura, è come l’esagerazione e la follia di Alice Cooper siano effettivamente solo degli innocui “stage props”, dei trucchi di scena. In questa storia (e, ovviamente, non per colpa dell’autore, che ha fatto un ottimo lavoro giornalistico) non c’è eccesso, non c’è dramma, non c’è tensione – né pericolo: ma a ben pensarci è naturale. Alice Cooper è un personaggio, un’invenzione. E vive in un universo in cui il dramma più profondo che può consumarsi è la decapitazione di un bambolotto di plastica da quattro soldi. O trovarsi un serpente domestico mezzo addormentato, frastornato dai decibel e infreddolito, che ti si accoccola sulle spalle in cerca di un riparo.
La grande truffa del rock’n’roll è servita: una carriera leggendaria è stata costruita su una provocazione – col senno di poi – da festa di Halloween delle medie. Genio puro. Ma il trucco c’è ed è ben più terrificante della ghigliottina finta o la sedia da dentista che si vedevano sul palco: la follia, quella vera, era nelle vite quotidiane di tutti gli elementi coinvolti... Mr Fournier per primo.
(Andrea Valentini)