Approcciamoci così anche al caso degli Slipknot, ordunque. Che dire... nonostante il mio personalissimo rifiuto categorico verso nu-metal e alt metal (da bravo thrasher della primissima ora – primi anni Ottanta, certificati), la curiosità per una biografia – di cui peraltro non esistono (pare) corrispettivi anglofoni che di solito sbaragliano la concorrenza italica – era forte. Ebbene, in tutta sincerità, non posso dire di avere goduto dall’inizio alla fine... sarà che in fin dei conti è tutto piuttosto standard (non per colpa dell’autore, ma è semplicemente che le cose si sono svolte così), che la narrazione è a tratti un po’ pretenziosa e che oltre al grande rispetto e venerazione di Poli per la band, non traspare molto altro: insomma, non è un libro che ti acchiappa e non ti molla se non sei un iniziato. Io non lo sono ed è un problema mio.
Però è un volume scritto con passione, documentatissimo, con sprazzi di commento e analisi (forse a tratti un po’ troppo elevati o accademici) sinceramente apprezzabili. Per cui, il consiglio è di avvicinarsi al volume se già siete stati infettati dal virus degli Slipknot. In caso contrario, è un tuffo nel buio – e, ovviamente, può anche essere un’esperienza positiva... perché no?
(Andrea Valentini)