Com’è ovvio, il tono complessivo del racconto è blandamente agiografico, e com’è ancora più ovvio il libro non sfiora nemmeno l’argomento dell’omosessualità di Epstein (all’epoca i rapporti omosessuali, in Gran Bretagna, erano penalmente punibili). Chi volesse davvero conoscere la vita di Epstein deve leggere l’ottimo “The Brian Epstein story” di Debbie Geller, naturalmente mai tradotto in Italia.
Anche “A cellarful of noise” non era mai stato tradotto in Italia: ottima dunque l’idea di farlo, che si deve al noto beatlesiano Rosario Bersanelli (già curatore dei due volumi di “Così si leggevano i Beatles”). La traduzione è puntuale e informata, e la lettura è piacevole e a tratti perfino commovente. L’unico rimpianto è che non compaia, nella traduzione italiana, l’ottimo saggio di Martin Lewis che apriva l’edizione statunitense del volume (1998).
Colgo l’occasione per invitare chi volesse firmare una petizione on line per l’ammissione di Brian Epstein nella Rock’n’roll Hall of Fame a farlo qui: http://www.brianepstein.com/petition.html?pg=2
(fz)