Alessandro Alfieri e Paolo Talanca - VASCO, IL MALE - la recensione

Recensione del 14 mag 2012 a cura di Franco Zanetti

Frequentando il mondo dell’editoria ho imparato una cosa che non sapevo. Quando un editore mette in cantiere un’ipotesi di nuovo libro la sottopone a una specie di test, presentandola a un campione di librai per capire “quanto” quel libro potrebbe interessare. E i libri ai quali i librai “rispondono” meglio (nell’ambito delle pubblicazioni dedicate ai cantanti, intendo) non sono quelli che parlano di un personaggio al quale non sono ancora stati dedicati libri in precedenza, ma quelli che parlano di personaggi ai quali sono già stati dedicati altri libri che già hanno venduto in maniera significativa. In altre parole: si va sul sicuro, per quanto possibile.

Ovviamente, in cima agli elenchi dei nomi per i quali “si va sul sicuro” ci sono i morti famosi (Fabrizio De André, Lucio Battisti...) e qualche famoso vivente, Vasco Rossi fra i primi. Una regola applicativa del marketing, nel caso che stiamo trattando, è la seguente: laddove esiste un’ampia pubblicistica agiografica su un personaggio, è mossa astuta andare in controtendenza e pubblicare un libro in cui se ne parla male, o comunque lo si critica. La ragione? I fan sdegnati si mobilitano, scatenano proteste via Internet, e il libro ottiene una visibilità immediata – poca spesa e molta resa.
Ora: questo è quanto è successo finora con “Vasco, il male”, che già solo grazie al titolo e alle prime reazioni suscitate è addirittura riuscito ad ottenere un intervento personale dell’intestatario del libro. Cito dal comunicato stampa emanato ad hoc:
“Dalla sua pagina Facebook il rocker se la prende con Talanca e Alfieri, definendo il loro ‘uno studio che vorrebbe essere serio, ma che in realtà dice delle tali idiozie, attraverso ragionamenti logici che partono da premesse completamente sbagliate, (che) giunge a conclusioni assurde e senza senso’.  I commenti dei fan in difesa del Blasco non si sono fatti attendere, così come la replica di uno dei due autori, Paolo Talanca, il quale si è difeso sulle pagine del quotidiano abruzzese ‘Il Centro’: ‘Tutto quello che c’è scritto nel libro è ampiamente motivato. Si può non essere d’accordo col metodo o persino con assunti e conclusioni, ma se si mette in discussione la buonafede non ci sto. Soprattutto se questa viene messa in discussione da chi il libro non lo ha letto’.

Fin qui la premessa. A quel punto ho chiesto di poter leggere il libro, che gentilmente mi è stato subito inviato. L’ho letto – non sistematicamente, lo ammetto, e me ne dispiaccio, ma spiegherò il perché – e sono qui a riferirvene.
L’opera di Alfieri e Talanca è di quelle alle quali io non sono in grado di accostarmi.
Evidentemente i due autori utilizzano strumenti di analisi troppo raffinati per le mie capacità di comprensione (o, per non essere troppo autocritico: per comprendere e assimilare i quali dovrei essere particolarmente motivato e disporre di molto tempo). In altre parole, leggere questo libro è troppo faticoso e impegnativo – per me, dico. E infatti più volte, “assaggiandone” delle pagine, mi è capitato di rimpiangere Edmondo Berselli, uno che scriveva cose profondissime con un linguaggio semplice e divertente, e cose semplici e divertenti con un linguaggio profondo. Una scrittura miracolosa, e ineguagliata (e forse ineguagliabile). Di conseguenza, non mi sento proprio in grado di fornire una valutazione credibile di “Vasco, il male”- e infatti l’ho lasciato senza voto.
Se siete dei fan di Vasco, o se diversamente da me siete desiderosi di affrontare una lettura impegnativa fin dalla forma e dal metodo, immagino che 12 euro siano un prezzo assai conveniente da pagare. Se poi siete dei pasdaran vaschiani, dei talebani che al tramonto pregano volgendo lo sguardo a Zocca, potete sempre comprare dieci copie a testa del libro e organizzarne delle pire sacrificali. Secondo me quelli di Mimesis ne sarebbero contenti.

Franco Zanetti

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