Paolo, figlio musicista di Enzo, ha concentrato nelle prime 50 pagine una sequenza di storie racconti ricordi ben scritti e assai affettuosi, oltre che fitti di persone e fatti della carriera professionale (e della vita privata) del cantautore milanese; tutto il resto del volume è invece costituito da una sorta di sitcom a puntate, costruita sui dialoghi surreali di due persone – Paolo ed Enzo – che si incontrano a un semaforo. Sarebbe un ottimo copione per una rappresentazione teatrale, ma senza la mimica e la voce di Jannacci la lettura non riesce ad avvincere, benché l’umorismo di Paolo sia molto vicino a quello rarefatto e stralunato del padre. Un’occasione mancata a metà; considerando che da qualche tempo si rincorrono nell’ambiente voci preoccupanti sulla salute di Enzo, che ci auguriamo infondate, auspichiamo che presto si metta mano a una vera e propria biografia di Jannacci (oltre che alle ristampe in Cd dei suoi primi, indispensabili tre album per la Jolly, 1964-1966).
Paolo Jannacci - ASPETTANDO AL SEMAFORO - la recensione
Recensione del 06 feb 2012
Voto 4/10
Anche se il sottotitolo dice “L’unica biografia di Enzo Jannacci (che racconti qualcosa di vero)”, questo libro non è una biografia: è qualcosa di più, molto di meno, e comunque qualcosa di diverso.
Paolo, figlio musicista di Enzo, ha concentrato nelle prime 50 pagine una sequenza di storie racconti ricordi ben scritti e assai affettuosi, oltre che fitti di persone e fatti della carriera professionale (e della vita privata) del cantautore milanese; tutto il resto del volume è invece costituito da una sorta di sitcom a puntate, costruita sui dialoghi surreali di due persone – Paolo ed Enzo – che si incontrano a un semaforo. Sarebbe un ottimo copione per una rappresentazione teatrale, ma senza la mimica e la voce di Jannacci la lettura non riesce ad avvincere, benché l’umorismo di Paolo sia molto vicino a quello rarefatto e stralunato del padre. Un’occasione mancata a metà; considerando che da qualche tempo si rincorrono nell’ambiente voci preoccupanti sulla salute di Enzo, che ci auguriamo infondate, auspichiamo che presto si metta mano a una vera e propria biografia di Jannacci (oltre che alle ristampe in Cd dei suoi primi, indispensabili tre album per la Jolly, 1964-1966).
Paolo, figlio musicista di Enzo, ha concentrato nelle prime 50 pagine una sequenza di storie racconti ricordi ben scritti e assai affettuosi, oltre che fitti di persone e fatti della carriera professionale (e della vita privata) del cantautore milanese; tutto il resto del volume è invece costituito da una sorta di sitcom a puntate, costruita sui dialoghi surreali di due persone – Paolo ed Enzo – che si incontrano a un semaforo. Sarebbe un ottimo copione per una rappresentazione teatrale, ma senza la mimica e la voce di Jannacci la lettura non riesce ad avvincere, benché l’umorismo di Paolo sia molto vicino a quello rarefatto e stralunato del padre. Un’occasione mancata a metà; considerando che da qualche tempo si rincorrono nell’ambiente voci preoccupanti sulla salute di Enzo, che ci auguriamo infondate, auspichiamo che presto si metta mano a una vera e propria biografia di Jannacci (oltre che alle ristampe in Cd dei suoi primi, indispensabili tre album per la Jolly, 1964-1966).