Mark Spitz - JAGGER - la recensione

Recensione del 05 dic 2011

Voto 6/10
Dove si cerca di dimostrare, argomentando, come e qualmente – senza nulla togliere a Keith Richards, per carità – Mick “Brenda” Jagger è uno che i suoi meriti li ha, se i Rolling Stones sono ancora in pista.

In altre parole: questa di Spitz non è una biografia, ma quasi un’arringa in difesa dei meriti – e senza tacere i demeriti – di Mick. L’avvocato si è documentato bene, facendo interviste e compulsando archivi: e la sua conclusione, signori della Corte, è che bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare e a Mick quel che è di Mick. Non aspettatevi, dunque, una biografia canonica; semmai un ritratto stereoscopico dell’uomo e dell’artista Jagger, dei suoi rapporti con la band, i colleghi, i rivali, i media, e le donne (molte donne, a dispetto della “rivelazione” di Keith in “Life” secondo la quale Mick ce l’avrebbe piccolo – evidentemente lo sa usare bene).
Un buon libro, indipendentemente dall’assunto, che può essere condiviso o no. Unica pecca: una traduzione diligente ma piuttosto scolastica e impacciata, e poco brillante. (fz)

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