Rispetto a quella prima versione, alcune cose sono state espunte, altre aggiunte, e naturalmente sono stati ampliati e completati gli apparati discografici, videografici e bibliografici. L’impianto dell’opera, però, resta sostanzialmente uguale: uno zibaldone di contributi, testuali e disegnati e pittorici, dalle provenienze più svariate (Gino e Michele, Annino La Posta, Monique Malfatto, Vincenzo Mollica, Giovanni Raboni, Michele Serra, Riccardo Bertoncelli, persino Gino Bartali – dal testo appunto di “Bartali” è tratto il sottotitolo del libro, “tutto un complesso di cose” - e altri ancora, fra i quali il mai troppo rimpianto Amilcare Rambaldi) ognuna delle quali concorre alla costruzione di un monumento all’opera dell’astigiano. E se questo libro ha un limite – non editoriale, ché la sua ampiezza, la sua completezza e persino il suo prezzo sono incensurabili – è proprio il suo sconfinare nell’epicedio, per non dire nell’agiografia. Con parole meno arcaiche: magari qualcuno che parlasse un po’ male di Paolo Conte lo si poteva trovare, no? anche giusto per evitare il giulebbe. Ma del resto, Conte è uno dei pochissimi esempi di artista italiano beatificato da vivo: e alla fine meglio così (per lui) che subire l’offesa di una beatificazione postuma, come purtroppo è capitato e capiterà a tanti colleghi del Maestro.
(Franco Zanetti)