Fabio Andriola e Alessandra Gigante - IL CODICE MCCARTNEY - la recensione

Recensione del 22 set 2011 a cura di Franco Zanetti

Voto 2/10
La leggenda “Paul is dead” è troppo nota perché un lettore di Rockol non ne abbia mai sentito parlare: il che, spero, mi esime dal riassumerne i contenuti essenziali.
Questo non è il primo libro sull'argomento, e non è nemmeno il primo libro italiano sull'argomento: Glauco Cartocci ne ha pubblicato uno nel 2005, ristampato nel 2007 e anche quest'anno. Da studioso dei Beatles, l'ho letto e apprezzato – e infatti l'ho anche citato come fonte in un mio saggetto sul tema “Paul is dead?” pubblicato tempo fa in un libro della Giunti.
Fabio Andriola e Alessandra Gigante sono una coppia di curatori di documentari storici per la TV; bresciano lui, quindi mio concittadino, romana lei, in coppia hanno anche firmato il servizio di copertina che l'edizione italiana della rivista “Wired” ha dedicato nel 2009 all'argomento della ipotetica “morte” di Paul McCartney (e, anche, un documentario prodotto da “Storia in Rete” - una rivista fondata e diretta appunto da Andriola – e parzialmente trasmesso da Rai Due nel maggio del 2010; nell'occasione, Aldo Grasso lo sbertucciò senza ritegno: http://www.corriere.it/spettacoli/10_maggio_05/le-balle-spaziali-di-Giacobbo-aldo-grasso_454cc742-5817-11df-b44b-00144f02aabe.shtml). Questo libro, dunque, è al tempo stesso un ampliamento dell'articolo di “Wired” e una sorta di trascrizione su carta dei contenuti di quel documentario.
C'è un problema, però. L'articolo e il documentario sono ampiamente fondati su materiale fotografico la cui integrità è piuttosto discutibile. Mi spiego meglio: nell'articolo, i due autori coinvolgevano due persone presumibilmente serie - Gabriella Carlesi, anatomopatologa, e Francesco Gavazzeni, informatico – sottoponendo loro del materiale fotografico dal quale sarebbe possibile, scientificamente, dimostrare che il Paul McCartney del 1966 e il Paul McCartney del 1967 sono due persone diverse. Il problema sta nel fatto che, come dire, il materiale fotografico sul quale sono stati fatti lavorare i due non è propriamente inappuntabile. Quel materiale fotografico viene riprodotto nell'articolo di “Wired” e anche nel libro di cui stiamo parlando: e – come sostiene, con documentazione, il sito Maccafunhouse: http://maccafunhouse.proboards.com/index.cgi?board=essentials&action=display&thread=3860&page=1 – è tratto da un sito (“The king is naked”) gestito da un tale Sunking che, per dirne una, è lo stesso – ed è un italiano – che va sostenendo che Claudio Baglioni è morto nel novembre del 1989 ed è stato sostituito da un sosia l'anno successivo - se non mi credete, andate qui: http://60if.proboards.com/index.cgi?board=Essential&action=display&thread=2717). Ebbene, il sito di Sunking è uno dei più attivi nel propalare e sostenere la leggenda “Paul is dead”. Ora, ci si chiede: è possibile affidare a due persone serie e affidabili (sto parlando di Carlesi e Gavazzeni), per un'analisi scientifica, del materiale fotografico che viene utilizzato da un sito così schierato nel sostenere la veridicità della leggenda “Paul is dead”? Come se non bastasse, la fondatezza scientifica della metodologia utilizzata da Carlesi e Gavazzeni viene seriamente messa in discussione da altri esperti (vedere qui: http://www.rgarypatterson.com/my_review_of_the_new__paul_is_dead__evidence_23917.htm). DI che stiamo parlando qui, dunque? Stiamo parlando di un libro che è la seconda ricaduta commerciale di un articolo scritto per un giornale che, evidentemente, quando l'ha pubblicato non si è preso la briga di fare tutti i controlli del caso. E vabbé: ci sta anche, “Wired” aveva bisogno di una copertina “scandalistica”, l'edizione italiana aveva debuttato in edicola a marzo del 2009 e voleva aumentare le vendite in occasione dell'estate (quel numero uscì in agosto).

Ma un libro che nel risvolto di copertina sostiene che “per la prima volta (certe domande) trovano una risposta precisa perché per la prima volta l'ipotesi di un 'secondo Paul' è stata messa a confronto con la scienza”, e che come strillo di copertina usa la frase “La verità sulla morte di Paul”, usa lo stesso metodo scandalistico di “Wired”. E questo non è bello. Sarebbe stato più corretto presentarlo come un romanzo di fantascienza...
(Franco Zanetti)

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