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Paolo Vites - UN SENTIERO VERSO LE STELLE - SULLA STRADA CON BOB DYLAN - la recensione
Recensione del 21 giu 2011
Voto 7/10
"Oh no! Not another Bob Dylan book!" recita scherzosamente il titolo di un gruppo di discussione aperto su Facebook dall'autore, giornalista di musica (Buscadero, Mucchio Selvaggio, Jam, oggi in forze al quotidiano online IlSussidiario.net) e dylaniato doc. Non uno di quelli disposti a seguire il Sommo in capo al mondo, ma abbastanza "ossessionato" dalla sua arte da aver accumulato una lunga striscia di esperienze sul campo e di concerti vissuti in prima persona: quanti ne bastano a confezionare un suggestivo libro "on the road" che snocciola in sequenza cronologica coloriti appunti di viaggio, riflessioni e dettagliatissime memorie di esibizioni dylaniane nel nostro Paese e non solo (Londra, Dublino, New York...) in un arco temporale che copre tutto il Never Ending Tour e anche qualcosa in più, integrate da scalette e da un "Vites rating" espresso in pallini (un po' di ironica autoreferenzialità non guasta). A metà - nella circostanza - tra il fan e il giornalista (e magari un po' troppo tranchant in certi giudizi: Ry Cooder e David Lindley "insopportabilmente noiosi"?), Vites racconta con impeto, passione e indiscutibile competenza un amore sconfinato senza lesinare critiche all'oggetto della sua adorazione: annota i momenti sublimi e quelli più bui, gli squarci di poesia e la stanca routine, i grandi strumentisti e gli accompagnatori senza arte né parte, le esecuzioni sfavillanti e le distruzioni sistematiche del repertorio (quella pianola elettrica che ancora popola gli incubi di tanti fan...). Un ossessionato da Dylan, appunto, che "dopo trent'anni e più di ossessione ha scoperto che quell'ossessione era piuttosto l'ossessione per la vita e il suo significato", e che attraverso questo "diario rock" racconta sì scampoli di His Bobness e del suo mondo (compresi alcuni fugaci incontri ravvicinati, nei backstage, al ristorante o davanti a un albergo) ma anche, e soprattutto, se stesso: ritagliandosi così uno spazio personale e originale nel torrente di celebrazioni che stanno accompagnando il settantesimo compleanno del poeta & musicista. A corredo, una prefazione della fotogiornalista Chiara Meattelli, una introduzione del giornalista irlandese John Waters e tre brevi appendici affidate ad altrettanti cantautori che masticano bene la materia: il coevo Eric Andersen, protagonista dei giorni eroici del Greenwich Village, e gli epigoni Elliott Murphy e Steve Wynn.
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