Non volevo fare un fioretto: è che non sono riuscito a metterlo giù, questo libro; e quel che più conta, appena ho letto l'ultima pagina, mi sono dispiaciuto che non ce ne fossero altre.
Adesso la logica vorrebbe che un recensore spiegasse per bene come mai un libro gli è piaciuto, e perché ne consiglia la lettura. Mmmh, il fatto è che io non sono un recensore di libri, semmai sono un recensore di libri che parlano di musica. Ma qualcosa posso dirvelo. Madeddu dice che Davide Golin va oltre al piccolo amarcord e si cimenta con qualcosa di più inquietante. E' vero, ha ragione. Però a me il libro di Golin sarebbe piaciuto molto anche se si fosse fermato al piccolo amarcord. Certo gli anni che Golin ricorda e rievoca con amarognola nostalgia non sono i “miei” anni di adolescenza/prima giovinezza (lui è, a occhio, un po' più giovane di me); ma la lingua con cui sciorina, in affascinante confusione, nomi date fatti canzoni trasmissioni televisive, è così elegante e puntuale e coinvolgente che anche a me è venuta nostalgia delle Brooklyn alla liquerizia. Arrivo ultimo a scriverlo, temo, e un po' mi secca: ma “Pablito mon amour” - “Pablito” è Paolo Rossi, bisogna spiegarlo? - non è un semplice “romanzo di formazione sentimentale” come tanti altri: è un libro da comprare e leggere subito. Cercatelo, e poi scrivetemi se non siete d'accordo. Al primo che mi spiegherà in maniera convincente le ragioni per le quali riterrà che la mia (non)recensione l'abbia indotto a spendere male dodici euro, prometto di rimborsarglieli.
(Franco Zanetti)