Davide Golin - PABLITO MON AMOUR - la recensione

Recensione del 31 mag 2011 a cura di Franco Zanetti

Voto 10/10
Certo son strane, le mie amiche della No Reply. Mi mandano i libri della collana Tracks, quella che parla degli album fondamentali della canzone italiana e internazionale (che qui su Rockol recensiamo puntualmente) e non mi mandano questo romanzo di Davide Golin. Ora, magari loro pensano che io mi interessi solo di musica – che per certi versi è anche vero. Ma è anche vero che Davide Golin è un musicista. E lo conosco da un po', per la sua militanza nei Diva (band sottovalutata quant'altre mai) e per il bene che me ne dice sempre un amico comune (Renzo Stefanel, che però si è ben guardato dal farmi sapere dell'uscita di “Pablito mon amour”). Per fortuna che i casi della vita hanno portato Davide Golin a Milano (a farmi ascoltare un po' di sue canzoni, e soprattutto a farmi leggere alcuni dei suoi testi – Golin scrive testi molto belli. Bisogna che qualcuno ne prenda atto). E siccome Golin è una persona gentile, mi ha portato una copia del suo libro. E siccome io prevedevo che mi sarebbe piaciuto (non solo perché apprezzo Golin: anche solo fin dal titolo), anche se mi secca un po' che abbia chiesto la prefazione a Paolo Madeddu (scherzo, dai: Madeddu è un genio, soprattutto quando non si ricorda di esserlo), una domenica pomeriggio (29 maggio) mi sono messo lì col libro in mano, e non l'ho mollato finché l'ho finito (alle due di notte).

Non volevo fare un fioretto: è che non sono riuscito a metterlo giù, questo libro; e quel che più conta, appena ho letto l'ultima pagina, mi sono dispiaciuto che non ce ne fossero altre.
Adesso la logica vorrebbe che un recensore spiegasse per bene come mai un libro gli è piaciuto, e perché ne consiglia la lettura. Mmmh, il fatto è che io non sono un recensore di libri, semmai sono un recensore di libri che parlano di musica. Ma qualcosa posso dirvelo. Madeddu dice che Davide Golin va oltre al piccolo amarcord e si cimenta con qualcosa di più inquietante. E' vero, ha ragione. Però a me il libro di Golin sarebbe piaciuto molto anche se si fosse fermato al piccolo amarcord. Certo gli anni che Golin ricorda e rievoca con amarognola nostalgia non sono i “miei” anni di adolescenza/prima giovinezza (lui è, a occhio, un po' più giovane di me); ma la lingua con cui sciorina, in affascinante confusione, nomi date fatti canzoni trasmissioni televisive, è così elegante e puntuale e coinvolgente che anche a me è venuta nostalgia delle Brooklyn alla liquerizia. Arrivo ultimo a scriverlo, temo, e un po' mi secca: ma “Pablito mon amour” - “Pablito” è Paolo Rossi, bisogna spiegarlo? - non è un semplice “romanzo di formazione sentimentale” come tanti altri: è un libro da comprare e leggere subito. Cercatelo, e poi scrivetemi se non siete d'accordo. Al primo che mi spiegherà in maniera convincente le ragioni per le quali riterrà che la mia (non)recensione l'abbia indotto a spendere male dodici euro, prometto di rimborsarglieli.

(Franco Zanetti)

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