Patti Smith - JUST KIDS - la recensione

Recensione del 29 giu 2010

"Solo ragazzi": questo erano Patti Smith e l'amico di una vita, il fotografo Robert Mapplethorpe, quando arrivarono a New York alla fine degli anni '60.
Mapplethorpe è scomparso nel 1989, e 20 anni dopo Patti Smith onora la promessa di raccontare la loro storia. "Just kids" non è quindi una autobiografia, quanto il racconto in filigrana di un'epoca e di un periodo, la New York degli anni '70.
Sia detto con il massimo rispetto per Patti Smith, il libro è un po' deludente, per le cose che poteva raccontare e che invece vengono risolte in poco spazio. E' un libro caldo, a cuore aperto come è Patti Smith, centrato sui rapporti umani più che sugli eventi. Ma di musica, che poi è l'argomento che può spingere un fan a comprare il libro, si parla poco, solo nella parte finale.
Certo, si raccontano incontri fondamentali anche per la musica, come quello con Lenny Kaye, che sarebbe diventato il chitarrista del Patti Smith Group. Si racconta in maniera un po' più estesa come venne messa in piedi il Patti Smith Group, come venne inciso il primo album, "Horses", comprese ovviamente la copertina, opera di Mapplethorpe. Però altri episodi chiave, come fine dell'avventura newyorchese e il ritiro dalla scene musicali nel 1979, vengono risolti in poco spazio.
Insomma: un racconto interessante dal punto di vista umano, molto meno da quello musicale.

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