Ciò detto, i ricordi professionali e privati di Mara sono organizzati per capitoli tematici, che forse contengono notizie curiose per i non addetti ai lavori (ai quali, comunque, il libro è destinato) ma che non aggiungono granché alle conoscenze di chi nella musica ci lavora. Ed è anche giusto che sia così: perché, appunto, il libro non è destinato agli appassionati di musica, ma a quelli che guardano la televisione (certa televisione, almeno). Proprio per questo motivo non mi sono messo a leggerlo con la matita rossa e blu, né ho cercato gli (inevitabili) errori tecnici – dico “inevitabili” perché anche chi ci mette tutto l’impegno e tutta la competenza del mondo non riesce quasi mai a scrivere un libro esente da svarioni. Mi è solo saltata all’occhio una frase in cui all’etichetta discografica CGD viene attribuita “una nutrita scuderia di artisti” nella quale vengono elencati anche Nilla Pizzi, il Quartetto Cetra e Carla Boni, che invece con la CGD non hanno mai avuto niente a che fare (tranne, ma episodicamente, il Quartetto Cetra). E mi ha fatto sorridere una frase in cui Mara, ricordando la sua prima presenza al Festival di Sanremo (1968), sostiene di essere andata al Casinò e di aver fatto “un paio di partite in solitaria alle slot machine”. Peccato che nel 1968 non ci fosse nessuna slot machine al Casinò di Sanremo: la prima vi è stata installata nel 1986. Ecco, magari un editor più (giustamente) pignolo questa cosa non l’avrebbe lasciata passare…
(fz)