Mara Maionchi - NON HO L'ETÀ - la recensione

Recensione del 12 ott 2009

Ovviamente doveva arrivare (anzi, forse è arrivato già tardi) il libro “di” Mara Maionchi, rivelazione di X Factor. Ho messo il “di” fra virgolette perché il libro non è stato scritto da Mara, bensì da una volonterosa editor che ha trasferito su carta i ricordi della protagonista del volume. E qui sta il problema di questo libro. L’editor ha fatto un buon lavoro, dal punto di vista strettamente professionale: il punto però è che il risultato, in termini di lessico, è decisamente scolastico. Nel senso che, leggendo il libro, non ci si ritrova assolutamente il linguaggio colorito, colloquiale, esuberante di Mara Maionchi. E’ vero che l’editor ha spruzzato qua e là qualche imprecazione o qualche paroletta un po’ forte – giusto per rievocare ciò che della Maionchi ha più colpito il pubblico di X Factor: l’assoluta libertà di linguaggio. Ma per chi, come me, Mara la conosce bene (e credo anche per chi la conosce un po’ meno, o l’ha conosciuta solo da X Factor), questo libro suona artificioso: non ci si ritrova dentro la Maionchi sfrontata, brillante, divertente ed esplicita che ci piace tanto, e che parla e racconta in maniera del tutto diversa da come la si fa parlare e raccontare in queste pagine.

Ciò detto, i ricordi professionali e privati di Mara sono organizzati per capitoli tematici, che forse contengono notizie curiose per i non addetti ai lavori (ai quali, comunque, il libro è destinato) ma che non aggiungono granché alle conoscenze di chi nella musica ci lavora. Ed è anche giusto che sia così: perché, appunto, il libro non è destinato agli appassionati di musica, ma a quelli che guardano la televisione (certa televisione, almeno). Proprio per questo motivo non mi sono messo a leggerlo con la matita rossa e blu, né ho cercato gli (inevitabili) errori tecnici – dico “inevitabili” perché anche chi ci mette tutto l’impegno e tutta la competenza del mondo non riesce quasi mai a scrivere un libro esente da svarioni. Mi è solo saltata all’occhio una frase in cui all’etichetta discografica CGD viene attribuita “una nutrita scuderia di artisti” nella quale vengono elencati anche Nilla Pizzi, il Quartetto Cetra e Carla Boni, che invece con la CGD non hanno mai avuto niente a che fare (tranne, ma episodicamente, il Quartetto Cetra). E mi ha fatto sorridere una frase in cui Mara, ricordando la sua prima presenza al Festival di Sanremo (1968), sostiene di essere andata al Casinò e di aver fatto “un paio di partite in solitaria alle slot machine”. Peccato che nel 1968 non ci fosse nessuna slot machine al Casinò di Sanremo: la prima vi è stata installata nel 1986. Ecco, magari un editor più (giustamente) pignolo questa cosa non l’avrebbe lasciata passare…


(fz)

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