Alex Kapranos - ROCK RESTAURANT - A CENA IN TOURNÉE CON I FRANZ FERDINAND - la recensione

Recensione del 23 feb 2009

Alex Kapranos, leader, cantante e chitarrista dei Franz Ferdinand, ha fatto la gavetta nel backstage dell’enogastronomia. Manovalanza in cucina, servizio ai tavoli. Con una curiosità innata e inappagata per tutto quanto, nei migliori ristoranti di Glasgow dove sbarcava il lunario, non poteva permettersi.

Grande l’intuizione del Guardian che, in occasione del tour mondiale dei Franz Ferdinand (partito alla fine del 2005 e lungo un paio d’anni e un paio di volte e mezzo il giro del mondo), gli ha affidato una rubrica, da noi pubblicata dall’Internazionale, che ha originato una raccolta di articoli confluita in questo volumetto (titolo originale: “Sound bites”).
Ora, non definirei Kapranos un gourmet, ma qui è la sua passione in materia culinaria a fare la differenza. L’artista si è guardato bene dallo scrivere una sequela di recensioni; ha osservato e raccontato, invece, guidato sempre dall’attenzione per il luogo, per il personaggio che lo abitava in quel momento e per la sua esperienza con il cibo. Il personaggio non era sempre l’autore, si intende; era uno dei suoi compagni di viaggio e di band, o il cameriere, lo chef, il vicino di tavolo. E lo spunto non era la cucina, ma il viaggio. Niente stellette, forchette e punti. Tappe del tour e papille gustative, semmai, per una guida assolutamente soggettiva e poco pratica, ma molto divertente e anche un po’ poetica, particolare come l’esperienza che l’ha generata.

“Rock restaurant” è un divertissment, una collezione di polaroid in solo testo. Sofisticato nel gusto per il diverso e per l’originale, popolare come la scelta super democratica dei piatti da degustare e dei ristoranti da visitare, che spaziano dal Rossini (l’hamburger deluxe di Anthony Bourdain, noto chef di “Kitchen confidential”) alla ciambella della colazione del Peter Pan a Brooklyn (la garanzia di qualità: il preferito dai poliziotti in servizio).
Kapranos, la rockstar che mangia rigorosamente ‘locale’ a ogni latitudine, alla fine regala un solo consiglio: niente musica nei ristoranti.

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