John McDermott con Billy Cox ed Eddie Kramer - LA GRANDE STORIA DI JIMI HENDRIX - la recensione

Recensione del 19 dic 1997

Assemblato ottimamente, con l'aiuto di due personaggi chiave per la storia e la carriera di Hendrix come Billy Cox (suo alter ego musicale agli inizi della carriera così come nella sua fase finale) ed Eddie Kramer (tecnico del suono 'ufficiale' degli album di Hendrix), questo libro finisce per essere l'anello mancante capace di legare i già numerosi volumi pubblicati sul grande chitarrista statunitense (ne ricordiamo soprattutto due, uno pubblicato da Arcana a nome di Hendrix e l'altro, edito da Feltrinelli sotto il titolo di "Una foschia rosso porpora"). Il perché è presto detto: il volume in questione vuole infatti essere non tanto un resoconto dettagliato della vita di Hendrix, né la ricostruzione della sua intensa biografia, ma il diario fedele di quanto è avvenuto in sala di registrazione tutte le volte che il guitar hero più importante del mondo ci ha messo piede, in un arco di tempo ricompreso tra il 1963 e il 1970, rispettivamente anni di inizio e di fine della sua veloce e talentosa carriera. Abbiamo così modo di sincerarci ulteriormente delle grandi qualità musicali di Hendrix, della sua genialità espressiva che ha segnato in breve tempo tutto l'arco della musica rock, costringendo ogni musicista a lui contemporaneo a confrontarsi con la sua opera, per non parlare poi di quelli arrivati dopo di lui. Le sessions sono assai interessanti nel racconto che ne viene fatto, piene di notazioni tecniche ma anche capaci di di delineare un quadro alquanto attendibile, se non altro a livello di atmosfera, di quanto succedeva in studio, delle cose che appassionavano o annoiavano un artista puro come Hendrix. Le foto di repertorio illustrano ottimamente il contenuto del libro, pur proponendo talvolta scatti sin troppo simili tra loro. Un giusto omaggio ad una personalità geniale, che purtroppo il destino ha voluto si allontanasse troppo presto dalla musica e dalla vita. Chissà altrimenti cosa avrebbe potuto continuare a regalarci grazie alla sua chitarra. Il racconto di questo libro non fa che farci aumentare il rimpianto e il dispiacere.

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