Il modo migliore per capire questo testo e per lasciarsi coinvolgere dal rombo delle moto e dalle atmosfere di storie “on the road” è farsi raccontare direttamente dall’autore, che Rockol ha incontrato, il suo modo di veder la vita.
Per prima cosa la musica sembra non interessare particolarmente a Sonny, che preferisce il suono della moto: “Le moto fanno musica! Io ho avuto per anni una Harley Davidson RT (si chiamava Sweet Cocaine!) su cui c’era un impianto stereo con lettore di cassette. In 15 anni non l’ho mai acceso una volta, perché poteva rovinare il suono della mia moto. Una volta ho lasciato usare a mia moglie la moto con il lettore a cassette e lei mi ha detto: ‘Mi hai raccontato una bugia. Lo stereo funziona!’”
Ma una colonna sonora, in una vita classicamente da rocker, l’hanno avuta anche lui e gli Hell’s Angels: “Io ho 62 anni, quindi a me piacciono il country & western e roba del genere. Ho letto che se non ti piace la musica che stanno suonando i ragazzi in questo periodo vuol dire che sei invecchiato. Ok, sono invecchiato”.
Ultrasessantenne, laringectomizzato, Sonny è sopravvissuto a scontri e battaglie di ogni genere (alla fine del libro ci sono quattro pagine dedicate interamente alla sua fedina penale), compresa quella contro un tumore alla gola: “Considera che il cancro è una storia di 20 anni fa. Mi sono svegliato una mattina, sono andato dal medico e lui mi ha detto che avevo due settimane di vita. Poi mi hanno operato, sono sopravvissuto e mi hanno detto che ero fortunato perché probabilmente sarei vissuto altri 5 anni. Ora ne sono passati 19 e i dottori dicono che è quasi impossibile che io abbia tirato avanti per tutto questo tempo. Nel frattempo ho avuto anche un attacco di cuore, e sono sopravvissuto anche a quello”.
Il libro quindi narra per filo e per segno, risultando tra l’altro molto appassionante e di facile lettura, le avventure di questo motociclista fuorilegge senza tempo cercando però di astenersi dalla violenza fine a sé stessa e dall’appoggio forzato dell’immagine negativa che l’ immaginario collettivo gli attribuisce e forse per questo ha già conosciuto un buon successo, è stato tradotto in diverse lingue e sta per diventare un film, distribuito dalla Fox: “La persona incaricata di scrivere la sceneggiatura” ha specificato Barger, “sta frequentando molti membri del club (io, mia moglie e gli altri), prendendo dei pezzi qua e là per avere una visione più realistica possibile. Certo una grossa garanzia è che il mio avvocato personale è uno dei coproduttori del film”
Uno degli episodi più noti della vita di Barger è poi la tragedia di Altamont (durante un concerto dei Rolling Stones in cui gli Hell’s Angels facevano il servizio d’ordine, un ragazzo di colore è stato accoltellato a morte) di cui ci ha raccontato la sua versione dei fatti: “C’è un film intitolato ‘Gimme shelter’ che riprende tutto il concerto di Altamont e la sequenza della morte di Meredith Hunter. Questo ragazzo era in mezzo alla folla completamente fatto di metanfetamine, è salito sul palco dove è stato respinto, poi è tornato sul palco estraendo una pistola e ha sparato su un gruppo di una trentina di Hell’s Angels colpendone uno al braccio. A questo punto gli Hell’s Angels lo hanno attaccato e il filmato riprende esattamente la scena con questo ragazzo che viene aggredito e viene accoltellato con colpi sferrati dall’alto verso il basso. Dopo viene portato nel retro del palco dove ci sono i medici e lì muore. Ovviamente c’è stato un processo su questo caso, in cui gli Hell’s Angels sono stati assolti. La persona che ha vibrato i colpi dall’alto verso il basso è stata assolta perché l’autopsia ha dimostrato che il ragazzo è morto a causa di una coltellata vibrata dal basso verso l’alto. Nel filmato si vede chiaramente che gli Hell’s Angels colpiscono soltanto dall’alto verso il basso. Aggiungerei che una persona che estrae una pistola e spara in mezzo a una folla di 30.000 persone non è un omicida ma un suicida. Non so come funzioni esattamente in Italia e in Europa, ma negli Usa ci sono poliziotti che hanno ucciso gente con lo sfollagente e sono stati assolti perché stavano compiendo il loro dovere o perché stavano agendo per legittima difesa. Invece se un Hell’s Angel viene attaccato, gli sparano addosso e lui reagisce, è dalla parte del torto!”
Qualcuno sostiene che sia difficile comprendere la storia della controcultura americana senza conoscere quella degli Hell’s Angels e anche Sonny Barger è d’accordo: “Sicuramente si considera la storia degli Hell’s Angels come un tassello fondamentale di un puzzle più generale, quello della cultura in senso stretto e non solo di quella underground. Perché tutto quello che abbiamo fatto lo abbiamo fatto alla luce del sole e quindi vanno considerate come parte della cultura tout-court”.