“Le canzoni di Conte non si spiegano se non vogliono spiegarsi. E soprattutto non vanno spiegate. Si può cercare al massimo di raccontarle”, e questo è quello che fa Bonanno nel suo libro.
Dopo un’introduzione sulla vita del cantautore, ogni capitolo è dedicato alla spiegazione, o meglio al racconto, delle sue canzoni. Piccoli paragrafi che in modo abbastanza conciso e riportandone dei versi, illustrano i testi.
E così “tra voli” di parole si ricostruiscono le atmosfere “fumé, decandenti...cartoline di un mondo chiaroscurale, avvoltate nelle nebbie perenni dell’anima”, che rendono uniche le sue canzoni, si snoda l’intera opera.
“Nel non-detto risiede il fascino delle canzoni di Paolo Conte, il loro incantamento”: questa sembra voler essere l’ipotesi dalla quale l’autore parte ripercorrendo gli album, compresi i live, da “Paolo Conte” (1974) fino a “Razmataz” (2000) in ordine rigorosamente cronologico.
Non mancano analisi strettamente musicali, ma che, senza dubbio, non hanno la rilevanza e l’attenzione dedicata allo studio dei testi. In finale la discografia completa e una bibliografia, un po’ scarna.
Mario Bonanno - PAOLO CONTE- SOTTO LE STELLE DEL JAZZ, NAUFRAGI, VOLI, CANZONI - la recensione
Recensione del 16 mag 2001
Voto 6.5/10